Con il voto alla Camera si è concluso l’iter di approvazione della legge che istituisce il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore. È solo il primo passo perché dovranno essere approvati i decreti legislativi di attuazione che disciplineranno molti aspetti fondamentali per la riuscita della riforma. La Cisl si è più volte espressa presso le Commissioni Parlamentari esprimendo da un lato l’apprezzamento per la definizione di una disciplina di rango primario che fa degli Its un vero sistema ordinamentale nazionale di istruzione terziaria professionalizzante ma dall’altro affermando come si sia persa l’occasione per una riforma vera che potesse ampliare, come richiesto dal Pnrr, la platea dei ragazzi e delle ragazze che possono iscriversi agli istituti tecnici superiori ribattezzati Istituti tecnologici superiori (Its Accademy).
È mancato il coraggio di accorciare la filiera prevedendo che anche i diplomati quadriennali della Iefp, senza essere costretti ad un anno integrativo, non istituito in tutte le Regioni e non programmato con regolarità, possano accedere direttamente agli Its. Questa sì sarebbe stata una vera riforma che avrebbe aperto le porte a tanti studenti e studentesse. Avevamo chiesto, ma non accolto, di prevedere cabine di regia a livello nazionale e regionale con la partecipazione delle parti sociali con compiti di coordinamento, monitoraggio e valutazione della programmazione dell’offerta formativa sia in termini quantitativi che qualitativi. Ciò al fine di legare l’esistenza degli Its e la definizione dei relativi percorsi a politiche di sviluppo del Paese e a precise scelte di politica economica e industriale condivise tra le parti sociali che invece, al massimo, potranno essere sentite da un Comitato nazionale composto dai dodici ministeri e dagli Its che possono partecipare ma senza diritto di voto.
La legge non chiarisce ancora come saranno utilizzati gli 1,5 miliardi stanziati dal Pnrr né con quale atto o disposizione verrà deciso il loro impiego. Non possiamo rischiare che le risorse siano utilizzate per un aumento del numero delle fondazioni senza un’attenzione specifica al riequilibrio territoriale dell’offerta formativa terziaria non accademica che essendo di competenza delle Regioni, se non adeguatamente guidate, stimolate e supportate rischiano di fallire l’obiettivo. Per questo è importante iniziare subito il confronto, con le parti sociali, sui decreti attuativi a partire da quello che dovrà definire le aree tecnologiche.
Ci sono anche novità condivisibili come aver elevato dal 30 al 35% la percentuale di ore di stage e tirocini o aver previsto che il 60% (non più il 50) dei docenti dovrà provenire dal mondo delle imprese. Anche la previsione di un credito di imposta per le imprese che investono negli Its del 30% che sale al 60% nelle province con una maggior tasso di disoccupazione è uno strumento che può stimolare le imprese a investire nella formazione dei giovani del loro territorio, ma le risorse non posso essere decurtate dal fondo per l’arricchimento e l’ampiamento dell’offerta formativa e gli interventi perequativi. Apprezzabile voler investire queste risorse nel diritto allo studio e negli alloggi per studenti ma le risorse devono essere aggiuntive. Altro punto apprezzabile è, come richiesto da tempo dalla Cisl, aver investito nell’orientamento, uno dei maggiori problemi di questa filiera formativa, scarsamente conosciuta dalle famiglie e dai giovani e aver evidenziato la necessità di un riequilibrio di genere che attiri le ragazze verso questi percorsi che garantiscono il lavoro all’80% dei diplomati.
Chiediamo dunque di fare presto per permettere alle Fondazioni che dovranno adeguarsi ai nuovi criteri di adempiere agli oneri burocratici e alle Regioni di programmare efficacemente l’offerta formativa triennale attivando sui territori una forte interlocuzione con le parti sociali, recuperando così quello che è mancato a livello nazionale.