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Intelligenza artificiale e vita umana: un futuro insieme è possibile?

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OpenAI è un’organizzazione non profit di ricerca sull’intelligenza artificiale, fondata nel 2015, con lo scopo “collaborare liberamente” con istituzioni e ricercatori di tutto il mondo, rendendo i suoi brevetti aperti al pubblico, promuovendo e sviluppando “un’intelligenza artificiale amichevole” (Friendly AI) che possa essere utile a tutta l’umanità.

Tra i fondatori troviamo Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, Sam Altman, presidente dell’acceleratore di start up “Y Combinator”, Reid Hoffman, co-fondatore di LinkedIn, Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, Amazon Web Services, la sussidiaria di Amazon che si occupa dei servizi cloud, Infosys, azienda di consulenza IT indiana… Per l’inizio dell’attività, nei primi mesi del 2016, vennero ingaggiati nove tra i migliori ricercatori del mondo e venne donata all’associazione una cifra pari ad oltre 1 miliardo di dollari!

Tra i vari progetti sviluppati inizialmente ci sono:
“OpenAI Gym”, che ha lo scopo di creare sistemi in grado di adattarsi a mutazioni ambientali. Inizialmente, l’idea era quella di usare questa “palestra virtuale” per aiutare gli sviluppi di algoritmi ed apprendimento automatico delle macchine. Il fine ultimo era quello di creare un sistema in grado di tenere in equilibrio un bastone appoggiato su un tubo del carrello della spesa in movimento;
“Universe”, un software che misura e allena l’intelligenza generale di una IA tramite giochi, siti web e altre applicazioni.
“RoboSumo”, un progetto di “meta-apprendimento” di robot umanoidi che inizialmente non sanno neanche come camminare e, con il tempo, vengono istruiti su come spingere l’avversario fuori dal ring di sumo. Attraverso il processo di apprendimento personale e lo studio delle mosse dell’avversario questi robot riescono ad adattarsi alle regole del gioco, a predire i movimenti dell’avversario e gestire quindi delle scelte di comportamento su base predittiva.
“GPT-2”, un sistema di IA che genera del testo, in base al tono e all’argomento della narrazione. Per capirci, quando gli è stata inserita la prima frase del romanzo 1984 di George Orwell, il sistema ha creato un vero e proprio racconto di un futuro possibile, ambientato in Cina. A differenza dei precedenti prodotti di OpenAI, GPT-2 non è stato rilasciato al pubblico per evitarne un uso illecito, ad esempio la scrittura di fake news su eventi che possono essere anche predetti.

Dopo il lancio dei primi progetti arrivò un preoccupato monito all’umanità da parte di scienziati del calibro di Stephen Hawking e Stuart Russell, che sostennero che un’intelligenza artificiale avanzata può imparare autonomamente e riprogettarsi da sola ad una velocità che aumenta esponenzialmente con il tempo. Una sorta di “esplosione di intelligenza” che potrebbe causare l’estinzione dell’umanità se “le macchine si rendessero autonome”. Musk cercò immediatamente di “calmare le acque” affermando che l’intelligenza artificiale, come tutte le innovazioni, può essere anche considerata la “minaccia più grande per l’esistenza del genere umano” ma disse anche che OpenAI è nata come “non-profit” in modo tale da poter focalizzare e tenere uniti tutti i ricercatori nella “ricerca di un impatto positivo a lungo termine”.

OpenAI, di suo, affermò che “è difficile rendersi conto di quanto la società possa beneficiare di un’intelligenza artificiale al livello umano”, e che è ugualmente difficile far capire “quanto la società stessa possa venire danneggiata se l’intelligenza artificiale viene prodotta o usata incorrettamente”. Musk aprì un dibattito pubblico, chiedendosi e chiedendo “Cosa è la cosa migliore che possiamo fare per assicurare che il futuro sia buono? Potremmo stare nelle retrovie o possiamo incoraggiare un controllo normativo, o potremmo partecipare con la giusta struttura con persone interessate profondamente a sviluppare IA in un modo sicuro e vantaggioso per l’umanità?!”. E continuò: “C’è sempre qualche rischio che nel progredire con l’IA (amichevole) si possa creare la cosa di cui siamo preoccupati… La miglior difesa è dare il potere dell’IA a più persone possibile. Se tutti hanno l’IA, allora non c’è nessun individuo o piccolo gruppo di individui che ha l’IA con superpoteri”. Un pensiero un po’ controverso ma con una sua logica: ridurre il rischio di creazione di danni all’umanità da parte dell’intelligenza artificiale rendendola “aperta” e sviluppabile a più persone possibili. Nel 2018, comunque, Musk si è dimise dal consiglio di amministrazione di OpenAI per un “un potenziale futuro conflitto di interessi” con l’intelligenza artificiale sviluppata da Tesla per il controllo delle auto a guida autonoma. Ne è ancora finanziatore però.

Ora, vi ricordate del generatore di testo GPT-2? Bene. La nuova versione, GPT-3, è stata rilasciata quest’anno ed è il primo prodotto di OpenAI venduto al pubblico: una nuova evoluzione del sistema di generazione del testo che precedentemente era stato ritenuto troppo pericoloso da diffondere tra il pubblico. Il meccanismo di apprendimento si basa sull’osservazione di “pattern” ed il sistema può avere anche scopi differenti dalla generazione di testo: modificando alcuni settaggi e la tipologia di dati che vengono inseriti è possibile, ad esempio, realizzare un’intelligenza artificiale capace di vincere a scacchi o di risolvere problemi matematici! In realtà, questa tecnologia non è, al momento, accessibile a tutti: l’accesso ai codici del GPT-3 avviene su invito ed il prezzo non è ancora stato definito. Sono ancora poco chiare le varie possibilità di applicazione del codice: alcuni clienti vogliono sviluppare tecnologie per strumenti di ricerca Web in grado di apprendere le varie tipologia di ricerca analizzando il linguaggio naturale, altri vogliono utilizzare piattaforme dedicate ai problemi mentali e neurologici ed utilizzarle per analizzare le possibilità di crisi dell’essere umano durante la lettura.

In pratica, con il GPT-3 sarà possibile porre una domanda scritta all’intelligenza artificiale ottenendo una stringa di testo come risposta e si potrà prevedere un “addestramento specifico”, con testi ed esempi forniti dall’uomo, per ottenere risultati sempre migliori. Si potranno così migliorare le risposte degli assistenti virtuali, dei risponditori telefonici, dei servizi di customer care, si potranno creare dei giochi di ruolo generati automaticamente e sempre diversi, riassumere in breve pubblicazioni e testi, tradurre documenti, ecc…

L’intelligenza artificiale, però, ha sempre bisogno di 3 elementi per funzionare: tecnologie potenti (sviluppate dall’uomo), algoritmi complessi e dedicati (studiati dall’uomo) e grandi quantità di dati pertinenti e che servano da “addestramento” (forniti dall’uomo). Si tratta di una tecnologia innovativa e di grande interesse che sicuramente avrà un ruolo importantissimo nelle nostre vite e nella nostra quotidianità ma, questo è sicuro, senza la nostra intelligenza, quella artificiale non avrà futuro!

Paolo Berro: