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Come la scuola italiana arriva alla ripresa

L’inizio dell’anno scolastico 2021/2022 dà un primo segnale di ritorno alla normalità cominciando prima rispetto al precedente, segnato dalle incertezze legate alle norme anti-Covid e alle elezioni amministrative in alcune Regioni. Quest’anno infatti, gli studenti italiani tornano sui banchi di scuola tra il 6 a il 20 settembre. I primi sono quelli della Provincia autonoma di Bolzano, una settimana dopo li seguiranno quelli di quasi tutte le altre Regioni e infine sarà volta degli studenti di Puglia e Calabria. E la scuola, come arriva alla ripresa?

Controllo del green pass, obbligatorio per il personale scolastico per accedere agli istituti. Lezioni in presenza, con il ricorso alla mascherina per tutti gli studenti dai 6 anni di età in su (con eccezioni per motivi di salute o in caso di attività sportiva), che non può che essere del tipo chirurgico in quei casi in cui non sia possibile garantire il distanziamento di un metro. E un problema già noto, quello del precariato e delle cattedre vacanti. Sono questi i principali temi del nuovo anno scolastico, che presenta alcune novità.

Per quanto riguarda il primo punto, con il decreto legge n. 111 del 6 agosto si è imposto che ogni giorno tutto il personale scolastico, quando prende servizio, deve essere in possesso di un certificato verde valido. Una volta stabilito questo, andavano decise le procedure per la verifica dei green pass. Lo strumento per i controlli svolti dai dirigenti scolastici o persone presupposte è l’applicazione Verifica C19, rilasciata dal Ministero della Salute. Questa non mostra la data di scadenza della certificazione e per questo motivo i dirigenti scolastici hanno chiesto che venisse messa a loro disposizione una piattaforma collegata al database informativo del Ministero della Salute per poter sapere chi ha il green pass in scadenza o scaduto e controllarlo. Il ministro Bianchi ha promesso che la soluzione informatica, dopo il nulla osta del garante della Privacy, arriverà entro il 13 settembre. Nel frattempo chi deve aprire la scuola per gli esami di riparazione o perché ha deciso di ripartire prima, controlla uno ad uno gli ingressi del personale come fosse un ristorante.

Il caso di un membro del personale scolastico senza certificazione valida viene considerato assenza ingiustificata, con l’immediata la sospensione dello stipendio. Dopo cinque giorni di assenza ingiustificata si sospende il rapporto di lavoro. Comunque, riguardo la vaccinazione tra i professori, pochi giorni fa in conferenza stampa il presidente del Consiglio Mario Draghi ha comunicato che quasi il 92% si è vaccinato con almeno una dose, mentre l’85% avrebbe completato il ciclo vaccinale. Per cui è possibile che alla partenza del nuovo anno dovrà completare il ciclo meno di un docente (e affini) su dieci.

Volgendo lo sguardo agli studenti, abbiamo visto come lo scorso anno quelli delle scuole superiori  abbiano sofferto l’esperienza della didattica a distanza, sia dal punto degli apprendimenti –  come hanno messo nero su bianco le prove di rilevazione INVALSI –  che, soprattutto, da quello psicologico. Si è creato un senso di incertezza e di privazione psico-fisica che andrà recuperato con le lezioni in presenza.

E infatti nel Piano scuola e nel Protocollo per il rientro a scuola in sicurezza firmato con le organizzazioni sindacali si prevede che le lezioni si tengano in presenza. Un grande cambiamento rispetto allo scorso anno è il seguente: laddove non c’è il distanziamento, durante le ore di lezione si deve indossare la mascherina. L’anno precedente invece, alle scuole superiori, dove non si poteva garantire il distanziamento statico di un metro, si doveva ricorrere alla didattica mista, in parte in presenza e in parte a distanza, e circa il 30%/40% degli studenti delle superiori ha seguito le lezioni a distanza.

Un’altra novità è la decisione del Ministero di dare la possibilità agli enti locali come le Regioni e le Province autonome di predisporre la didattica a distanza, ma solo se ricorrono motivate esigenze di tipo sanitario, come cluster in più scuole di determinate aree o una maggiore diffusività del virus all’interno della comunità scolastica.

Oltre alle novità ci sono anche i vecchi problemi, come quello del precariato. L’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) ha stimato che le cattedre vacanti sono circa il 20% del totale, 240mila in numeri assoluti. Gissi (Cisl Scuola), parla di 150 mila posti da assegnare prima dell’inizio dell’anno scolastico. Sono cifre comunque sostanziose: tra posti ordinari e di sostegno, il corpo docente supera le 900mila.

L’unica soluzione sono i concorsi, ordinari e straordinari, da farsi con continuità. Anche quando il Ministero dell’Istruzione autorizza la stabilizzazione in ruolo di docenti precari, non sempre le numeriche autorizzate corrispondono a quelle effettive, perché ci sono alcune aree geografiche ricche di offerta e povere di domanda e altre dove la situazione è esattamente l’opposto, mancano i docenti nelle graduatorie. E per rimpinguare le graduatorie bisogna fare i concorsi, mentre se n’è fatto solo uno straordinario lo scorso anno e un altro, accelerato, quest’estate per le discipline STEM – quelle scientifico-tecnologiche. Così accelerato che in alcune zone e classi di concorso deve ancora terminare.

Si vengono inoltre a creare situazioni di “precariato nel precariato”. Con il decreto 6 agosto sono stati stanziati 420 milioni di euro per l’assunzione di personale per evitare la formazione delle cosiddette “classi pollaio” e favorire il recupero degli apprendimenti. Ma ad oggi i contratti sono autorizzati fino a dicembre. Se un dirigente scolastico forma le classi valutando un organico di una certa ampiezza, ma può stipulare contratti validi fino a dicembre, cosa succederà a gennaio?

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