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Infrastrutture al Sud: la chiave per la sovranità dell’Italia

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Il Mar Mediterraneo sin dall’antichità ha giocato un ruolo di fondamentale importanza nell’evoluzione della storia mondiale. La sua conformazione geografica di mare chiuso, che lo rende simile ad un vero e proprio lago, fa di esso un naturale continuum geopolitico tra le tre grandi masse terrestri che lo limitano – Europa, Africa ed Asia – e delle quali è funzionale cerniera.

Tale ubicazione, che nel corso dei secoli ha agevolato il contatto e l’interscambio tra le popolazioni determinando la nascita e la fioritura delle grandi civiltà di cui il Mediterraneo è stata la culla, assume nuovamente un ruolo di estrema centralità nel contesto geopolitico che va profilandosi a livello globale. L’emergere delle nuove potenze asiatiche, con in testa la Cina che ha fatto del Mediterraneo la tappa finale della “nuova via della seta“, e dei Paesi africani considerati mercati in espansione, oltre a determinare uno spostamento dell’asse geopolitico verso il sud del globo, ha fatto si che nel Mediterraneo si concentrassero i nuovi flussi dell’economia globale da cui è, inoltre, derivato l’ampliamento del Canale di Suez.

Tali cambiamenti oltre a farci riflettere sul ruolo che va ricoprendo il Mediterraneo nell’articolato sistema dei flussi di traffico a scala globale e nella nuova architettura geoeconomica, impongono di considerare le opportunità che l’Italia e il suo meridione potrebbero cogliere per via della invidiabile posizione geografica che consentirebbe di giocare un ruolo da protagonista nel riassetto degli equilibri internazionali nonché di determinare importanti opportunità di sviluppo, non solo economico ma anche sociale, culturale e umano.

Per comprendere l’importanza di tali riflessioni basta semplicemente considerare che nel raggio di poche miglia dalle coste meridionali della Penisola transita oltre la metà del traffico marittimo globale e contemporaneamente si giocano le partite decisive legate alla sicurezza e agli interessi economico – sociali dell’intero pianeta (Siria, Libia, Egitto e Tunisia). Da ciò si evince chiaramente che occorre mettere in campo le risorse opportune per sviluppare un processo di cooperazione e di infrastrutturazione capace di coinvolgere i diversi soggetti presenti sulla scena.

La realizzazione di un sistema infrastrutturale all’avanguardia potrebbe, infatti, permettere all’Italia di far fronte ai trend dei nuovi traffici e, soprattutto, di fargli acquisire un maggiore potenziale in termini di efficienza; tutte condizioni imprescindibili per conferirgli una più ampia autonomia e sovranità. Tale piano (pur rimanendo all’interno del quadro delle reti Ten che gli permettono un più agevole collegamento con l’Europa), dovrebbe offrire al Paese l’opportunità di seguire, intercettare e indirizzare i nuovi trend geoeconomici e geopolitici che traslano verso sud, al fine di renderlo, anche per via della sua storia, giocatore protagonista nel Mediterraneo.

E’ chiaro che tali scelte permetterebbero al Mezzogiorno di diventare il centro nevralgico e propulsore di nuovi processi economici, nonché all’intera Nazione di superare lo scompenso atavico con il quale convive sin dalla nascita. Tale strategia deve guardare principalmente ai territori sviluppando una loro pianificazione fatta di grandi opere e di piccoli e medi investimenti capaci di sviluppare massimamente il potenziale dei propri punti di forza e di interconnettere centri urbani con i centri periferici in modo talmente capillare da evitare di mantenere punti isolati.

Occorre, in definitiva, sfruttare la centralità geografica del Paese che, pur rappresentando per le ragioni esposte, un fattore importante, resta pur sempre un elemento da solo insufficiente per cogliere le nuove sfide.

Filippo Romeo: