Nel momento di grave crisi internazionale che stiamo vivendo, l’esperienza di San Francesco, ci aiuta a vivere concretamente il significato della pace. Egli in piena Crociata, con uno scontro totale in atto tra Cristianesimo e Islam, ha avuto il coraggio di intraprendere un cammino evangelico per incontrare l’altro concretamente, annunciando il bene alla luce del Vangelo. La sua vicenda ci insegna il valore più elevato della pace e dell’ascolto reciproco.
Le religioni ad oggi, per fermare l’escalation di conflitti in corso, fortemente connotata dal rischio di un’ecatombe nucleare, dovrebbero sensibilizzare i governanti che, pubblicamente, si dichiarano religiosi e far loro un discorso molto chiaro sui rischi a cui stanno esponendo l’intera umanità. Devono essere messi di fronte a una scelta molto radicale: mantenere la loro fede e coltivare dei propositi di pace, oppure rinunciarvi e continuare nei loro intenti violenti. È il momento di fare una scelta di campo netta in favore della fraternità, altrimenti si corre il rischio di scomparire sotto il giogo della violenza. Chi si dichiara pubblicamente religioso e praticante deve decidere di cambiare strada nello spirito della fraterna correzione.
“Civiltà dell’Amore”, davanti ad una possibilità concreta di conversione dei cuori, ha deciso di dar vita, nella città di Assisi, ad un convegno dal titolo “Religioni e conversione per le armi nucleari”, con l’obiettivo di indicare il valore delle religioni quale elemento fondamentale per indicare il bene e affrontare, con un intento di pace, le sfide titaniche date dalle guerre e dai cambiamenti climatici, sforzandosi di dare una vita dignitosa ai miliardi di persone che vivono il mondo. Il nostro auspicio è di poter dare una risposta pacifica e fraterna.