Abbandonare un figlio quasi adolescente in autostrada, lasciar sola in casa una figlia molto piccola fino a farla morire di stenti, sono le notizie di questi giorni che non possono non rattristarci molto, ma nello stesso tempo dovrebbero indurci a riflettere sul grado di consapevolezza che noi adulti abbiamo verso il nostro ruolo genitoriale, sulle nostre responsabilità, sul significato delle scelte che come genitori siamo chiamati a fare ogni santo giorno.
Così mi avvicino a questo tema in una giornata di caldo torrido, cercando, anche di attingere ad informazioni trovate sui social, in assoluto la principale miniera di notizie e la cui ricerca assorbe con facilità molto del mio tempo, ed è proprio qui che trovo un piccolo grafico, disegnato a mano su un foglio quadrettato su cui risalta subito come per i genitori siano più le cose che imparano dai figli rispetto a quanto loro stessi insegnino ai propri figli.
Cosa c’entra allora questo grafico con i fatti di cronaca citati? Apparentemente niente, sembrano infatti due realtà davvero lontane tra di loro che a me invece appaiono unite dal fatto che proprio di genitori si parla e se nei fatti di cronaca si possono intravedere esiti di relazioni distorte, forse non adeguate o mancanti di elementi essenziali per la formazione di una relazione sana e matura dall’altra parte c’è invece un chiaro elemento di positività che rimanda alla consapevolezza ad esempio che si cresce insieme e soprattutto si impara insieme. Anche ad essere genitori.
Paragonare questi aspetti a quanto espresso in quel piccolo grafico, ci può aiutare a capire che il diventare buoni genitori oggi presuppone che a suo tempo, qualche seme di responsabilità, di cura, di buone abitudini sia stato gettato in quel terreno fertile che sono i primi anni di vita dei bambini proprio quando cioè le esperienze che si fanno con loro sono o dovrebbero essere, le più gioiose, felici e giocose.
Vale la pena credo interrogarsi su questi temi perché la nostra società ha estremo bisogno di modelli genitoriali positivi, non perfetti ma buoni, dotati di atteggiamenti aperti alla vita, all’accoglienza, attenti alla crescita e alla formazione, sia quella di coppia che dei rispettivi figli, che sappiano collaborare con gli altri, soprattutto riguardo alla costruzione del bene comune.
Se é vero come dice il Libro del Qoelet che “c’è un tempo per ogni cosa sotto il sole”, cosa ha impedito a questi adulti di imparare davvero a divenire tali? Quali drammi o difficoltà avranno incontrato nella loro vita che ne hanno ostacolato la crescita e la formazione? Quali saranno stati i modelli o gli idoli presi ad esempio? Ma anche su quali amicizie o reti famigliari e informali avranno potuto contare durante la loro crescita e più avanti nel momento in cui sono diventati genitori?
Capire e accettare che la nascita di un figlio possa produrre dei cambiamenti nella vita di coppia è già di per sé un atto di corresponsabilità che pone i futuri genitori di fronte al fatto che ci sarà un tempo in cui le priorità diventeranno altre e i propri sogni o desideri potrebbero essere accantonati o rimandati. Non sempre disponiamo di una cassetta degli attrezzi che ci aiuti a superare le prove della vita, e proprio per questo sono molto importanti ad esempio i percorsi di sostegno alla genitorialitá quanto i momenti di confronto e condivisione delle esperienze fatte con gli altri genitori.
Che i genitori possano avere desideri o sogni ancora da realizzare credo sia normale. Quello che importa è che giunti al punto in cui il desiderio di guardare al futuro si concretizza grazie al dono di un figlio questa esperienza diventi per i genitori una nuova opportunità di crescita. Solo se siamo stati accolti ed amati potremmo restituire quella gioia e quel desiderio di amore per la vita che arricchisce le nostre giornate e che contribuisce giorno per giorno a costruire assieme ai figli nuove strade di consapevolezza su cui camminare.
Stefania Ridolfi, Consiglio direttivo Forum delle Associazioni Famigliari