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L’impatto delle guerre sui bambini

I media (giornali, telegiornali, stampa, televisione e internet) non parlano d’altro che della guerra in Ucraina. Come sempre, però, il livello di superficialità è agghiacciante. Solo raramente si trova il tempo per approfondire alcuni argomenti. Ad esempio, l’impatto che questi conflitti hanno sulle fasce più deboli della popolazione: i bambini.

A volte, parlando di loro, si danno solo pochi numeri: 16 bambini uccisi da quando è iniziata la guerra in Ucraina, solo pochi giorni fa e altri “45 sono stati feriti negli ultimi quattro giorni”, come ha riportato Save the Children. Ma i bambini ucraini in pericolo sono molti di più: 7,5 milioni. Per loro le conseguenze del conflitto saranno tremende. Anche per quelli che resteranno illesi (apparentemente).

Sorprendentemente blando il tono delle Nazioni Unite in questo conflitto e più che di “presenza” degli osservatori internazionali si dovrebbe parlare di “assenza”. Secondo UNICEF, “da sempre la guerra è nemica giurata dell’infanzia, poiché con il suo carico di lutti e distruzioni interrompe tragicamente l’età in cui un essere umano ha bisogno assoluto di affetto e protezione da parte del mondo adulto”. “Dal secondo conflitto mondiale in poi, oltre il 90% dei caduti nelle guerre sono civili, in metà dei casi bambini”. I conflitti moderni non si svolgono in trincee o campi di battaglia, ma nelle città, nei villaggi. A volte anche nelle scuole e negli ospedali. “L’esercito russo non fa nessuna differenza tra asili nido, officine, istituti per gli orfani: sono tutti bersagli militari per loro”, ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.

Tutti i paesi delle Nazioni Unite hanno sottoscritto la Convenzione dei Diritti del Fanciullo. https://www.ohchr.org/en/professionalinterest/pages/crc.aspx Anche quelli in guerra in questo momento. E 132 Stati hanno ratificato il Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, 25 lo hanno firmato ma non ancora ratificato e altri 36 Paesi non lo hanno ancora né firmato né ratificato. https://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/OPACCRC.aspx

Il problema del coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati è stato più volte discusso dalle Nazioni Unite. Nel 1996 venne pubblicato il Rapporto UNICEF “L’impatto dei conflitti armati sui bambini”, a cura di Graça Machel, esperta indipendente ed ex Ministro dell’Istruzione del Mozambico. L’anno dopo, nel 1997, Olara Otunu venne nominato primo Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati. Due anni dopo, con la risoluzione 1261, adottata all’unanimità il 25 agosto 1999, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per la prima volta approvò una risoluzione con la quale condannava l’attacco ai bambini nei conflitti armati. Se ne riparlò l’anno dopo, nel 2000, nella risoluzione 1314 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la quale si ribadì che le parti in conflitto erano obbligate a rispettare le norme di diritto internazionale relative alla protezione dei bambini e delle bambine coinvolti nei conflitti armati. Nel 2005, con la Risoluzione 1612 (ancora una volta approvata all’unanimità), il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvò la creazione di un meccanismo di monitoraggio e di informazione sulle sei tipologie di violazioni di diritti dell’infanzia e di un Gruppo di Lavoro del Consiglio di Sicurezza incaricato di seguirle, in particolare, formulando raccomandazioni e misure da adottare. La stessa Risoluzione invitò gli Stati membri che utilizzano minori nei conflitti armati a pianificare un programma di smobilitazione e di successiva reintegrazione. Ma già con la Risoluzione 1379 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 2001, si chiedeva al Segretario Generale delle Nazioni Unite di inserire nella “black list” gli Stati parti che utilizzavano bambini soldato.

Nel corso degli anni, le misure delle Nazioni Unite che hanno cercato di ridurre il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati sono state tantissime. É stata anche elevata da 15 a 18 anni l’età minima per il reclutamento nelle forze armate e la Corte Penale Internazionale (CPI) ha definito “crimine di guerra” l’arruolamento o il coinvolgimento coatto in conflitti armati di minori al di sotto degli anni 15 e la violenza sessuale sui minori durante un conflitto.

Tutto inutile. “Sappiamo dalle situazioni che verifichiamo sul campo che rimane ancora molto da fare. La violenza contro i bambini in tutte le sue forme rimane una sfida per le società mondiale” ha detto Radhika Coomaraswamy, delle Nazioni Unite. “Sono numerosi i conflitti in cui bambini e adolescenti vengono utilizzati come soldati, spie, scudi umani o schiavi sessuali. Ogni ulteriore ratifica del Protocollo opzionale ci avvicina a un mondo in cui nessun bambino parteciperà ai conflitti e sarà costretto a servire gli eserciti militari nazionali o irregolari”.

Il 28 febbraio 2022, i rappresentanti speciali del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati, Virginia Gamba, e sulla violenza contro i bambini, Najat Maalla M’jid, hanno lanciato un appello congiunto proprio per i minori coinvolti nel conflitto in Ucraina. Joint Statement on the situation in Ukraine by the Special Representatives of the Secretary-General for Children and Armed Conflict and on Violence against Children – Office of the Special Representative of the Secretary-General for Children and Armed Conflict (un.org). I due rappresentanti delle NU hanno ricordato “a tutte le parti coinvolte nel conflitto, sia che operino all’interno dell’Ucraina o nelle sue vicinanze, che la protezione dei civili deve essere la loro prima priorità”. Che “come tali, i 7,5 milioni di bambini in Ucraina devono essere protetti dai danni del conflitto” e “che in nessun caso i bambini dovrebbero essere reclutati o utilizzati nei conflitti armati”. “Poiché le operazioni militari sono in corso, devono essere applicati tutti i principi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, compresi quelli sulla proporzionalità e la distinzione nel targeting e nello svolgimento delle operazioni. Chiediamo a tutte le parti di astenersi dall’attaccare le infrastrutture civili, in particolare quelle che hanno un impatto sui bambini– questo include scuole e strutture mediche, nonché sistemi idrici e igienico-sanitari”, si legge nel comunicato. “Non è troppo tardi per salvare questa generazione di bambini dal flagello della guerra, poiché i bambini pagano sempre il prezzo più alto”, hanno detto.

Un appello accorato che sembra aver dimenticato il numero di vittime innocenti nei conflitti degli ultimi anni. I dati diffusi dall’Aoav dicono che, tra il 2011 e il 2020, sono stati almeno 402 gli “incidenti” causati solo da armi esplosive usate contro scuole e università. Attacchi che hanno provocato oltre 5.961 vittime civili, delle quali almeno il 27% costituito da bambini. Anche l’impatto a lungo termine appare “sottostimato” e poco conosciuto, secondo l’Aoav. Negli ultimi dieci anni, è aumentato anche il numero di bambini usati come bombe umane: “I progressi nella tecnologia delle armi esplosive hanno reso i dispositivi esplosivi sia più letali ma, allo stesso tempo, anche più facili da usare per i bambini”. Tra il 2012 e il 2019, il 14% di tutti gli attentati suicidi di terrorismo è stato compiuti da minori. In Siria (dove sono più di 7mila i casi di coinvolgimento di bambini), in Afghanistan (poco meno di 3mila), nello Yemen, in Pakistan e nella Striscia di Gaza. Ma anche in Iraq, in Libia, in India, in Somalia. E, ovviamente, in Ucraina (dove si combatte da anni).

Ma non basta. I bambini hanno una probabilità sette volte maggiore di morire per lesioni causate da esplosioni rispetto agli adulti. Armi esplosive progettate per mutilare gli adulti possono essere letali per un bambino. Finiti i combattimenti, i rischi per bambini continuano: i minori hanno il 50% di probabilità in più di essere vittime di un’esplosione dopo la fine della guerra, piuttosto che durante il suo svolgimento. “I bambini, in particolare quelli molto piccoli di età, subiscono maggiormente la violenza esplosiva per tre ragioni: le vulnerabilità fisiologiche intrinseche di un bambino; la violenza esplosiva viene spesso diretta contro infrastrutture specifiche come scuole e università; gli effetti della violenza esplosiva sui bambini sono spesso irreversibili” si legge in un rapporto. Nei bambini, inoltre, il danno si verifica durante le fasi dello sviluppo fisico, psicologico ed educativo del minore. Questo causa, tra l’altro, disturbi dello sviluppo e arresto della crescita.

Oggi sono milioni i minori coinvolti e vittime innocenti di guerre e conflitti armati. Vengono feriti o uccisi, separati dalle loro famiglie e costretti ad assistere a scene di violenza inaudita. Nella maggior parte delle guerre, avvengono rapimenti, stupri e sfruttamento di bambini come soldati. Ma tutto questo non sembra importare molto a quelli che vogliono a tutti i costi queste guerre.

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