La Comunità Papa Giovanni XXIII ha accolto in questi mesi circa 200 profughi e sta per aprire a Reggio Calabria una casa per accogliere minori stranieri profughi non accompagnati. Una goccia nell’oceano del bisogno. Ma è tempo di interrompere le discussioni infinite, perché i poveri non possono più aspettare. “Chi prima capisce, prima è responsabile” richiamava don Oreste Benzi. San Giovanni Crisostomo diceva: “Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro”. Nessuno ha le mani pulite di fronte ai poveri. I ricchi devono restituire ai poveri, aiutarli, rispettarli e sostenerli.
Benedetto XVI: “La Chiesa non può e non deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia”. Ogni cristiano deve fare la sua parte, secondo le sue competenze e professionalità, per essere strumento di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, ascoltando il loro grido. Oggi questo grido arriva da questi fratelli e sorelle, famiglie e bambini che arrivano sulle nostre coste. Paolo VI diceva che “i più favoriti devono rinunciare ad alcuni diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli altri”. Le strutture della Chiesa devono essere in funzione degli ultimi.
Papa Francesco vuole una Chiesa povera per i poveri: “Dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige l’impegno per la giustizia”. Tutti gli uomini e donne di buona volontà sono chiamati a raccolta per costruire una nuova società. E’ il tempo della giustizia.
Giovanni Ramonda
Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII