La voce degli ultimi

venerdƬ 8 Novembre 2024
14.1 C
CittĆ  del Vaticano

La voce degli ultimi

venerdƬ 8 Novembre 2024

Il valore delle parole

Mi hanno insegnato che le parole sono importanti. Consentono agli altri di capire che siamo, come viviamo, che valore attribuiamo alle relazioni con le persone. Delle parole non si deve abusare. Soprattutto in politica. Se le inflazioni o le svilisci. Fai un danno a te stesso, perchĆ© alla lunga perdi autorevolezza. E fai un danno alla comunitĆ  che dovresti rappresentare, perchĆ© finisci con lā€™alimentare quel vociare confuso che smorza il contorno netto delle cose. Va da sĆ© che le parole non possono essere disgiunte dalla realtĆ .

Da anni in Italia il confine tra parole e fatti si fa sempre piĆ¹ labile. Tutto ĆØ relativo. Persino i numeri, a rigore inconfutabili, paiono diventare soggettivi, modulabili a seconda della convenienza di chi li commenta. Sembra un tema di comunicazione politica. Invece ĆØ una questione che concorre a spiegare la degenerazione dellā€™etica pubblica, lo sfilacciamento del legame di fiducia tra rappresentanti e rappresentati, la delegittimazione del sistema politico e istituzionale.

Molto incide, ovviamente, lā€™ossessione del consenso immediato. Dinanzi alla complessitĆ  di problemi in larga parte difficili da spiegare e piĆ¹ ancora da risolvere, la scorciatoia ĆØ utilizzare le parole per battere un colpo oggi, con buona pace dei fatti e di quel che potrĆ  accadere domani. Eā€™ un atteggiamento molto diffuso, causa e al contempo conseguenza di quella cronica malattia dellā€™Italia che alcuni hanno chiamato ā€œcortotermismoā€, altri ā€“ penso a Padoa Schioppa ā€“ ā€œvisione cortaā€, altri ancora ā€œpresentismoā€.

Eā€™ lā€™attitudine nazionale per la quale il Paese vive cicli tendenzialmente brevi, caratterizzati da una forte intensitĆ  emotiva, che perĆ² si spengono presto non appena avviene una nuova ondata di emozioni, altrettanto trascinante. CosƬ, in continuazione, un ciclo via lā€™altro, giorno dopo giorno. E lā€™agenda pubblica del Paese si trasforma in un confuso patchwork di prioritĆ  avvertite come urgenti, ma prestissimo archiviate. Come lā€™homepage di un sito dā€™informazione. O come i trend topics di Twitter.

Applicata alla pratica di governo, questa tendenza condiziona pesantemente il compito di chi deve guidare il Paese. Governare e suscitare emozioni non sono evidentemente azioni incompatibili. Oggi piĆ¹ che mai, dā€™altronde, il rapporto empatico con le persone e le loro passioni ĆØ centrale, a maggior ragione in considerazione della progressiva erosione del ruolo svolto in passato dai copri intermedi.

A Palazzo Chigi tutti questi discorsi astratti appaiono, comunque, sotto una luce unica, in buona parte diversa da come la immaginavi. Puoi fare politica per anni o decenni, anche ai massimi livelli, ma la pressione delle aspettative di milioni di persone riesci ad avvertirla ancora meglio quando ti trovi in quella posizione. Ti chiedi se le tue spalle saranno abbastanza solide, tā€™interroghi sulle speranze, sulle paure, sul disagio, spesso sulla disperazione di chi aspetta da te ā€“ da te prima che da tutti gli altri ā€“ delle risposte.
Quel che mi dicevo allora era che il modo migliore per essere vicino al Paese era fare del mio meglio, provare ā€œogni giorno come se fosse lā€™ultimoā€ a ricercare soluzioni ai problemi, nel rispetto di una societĆ  cosƬ profondamente ferita dalla crisi. Il tutto senza cedere alla tentazione di brandire la parola come mero espediente di consenso o di raccontare allā€™Italia qualcosa di diverso dalla veritĆ .

Tratto da “Andare insieme, andare lontano”

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario