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Il Sinodo tra soddisfazione e delusione

Dercole_Giovanni_vescovoSul Sinodo l’attenzione dei media non è stata solo alta, ma eccessivamente sovraesposta. Si è avuta la sensazione che ci si aspettasse dai padri Sinodali decisioni sconvolgenti che avrebbero rivoluzionato le posizioni attuali della Chiesa circa quelle tematiche di cui si discute ormai in ogni luogo: unioni di fatto, matrimoni gay, comunione ai divorziati, ecc. Come se tutta la riflessione sulla famiglia si esaurisse su questi aspetti che ci sono, ma che non esauriscono la ricchezza della famiglia naturale, santificata ed elevata a piccola chiesa con il sacramento del matrimonio.

Per la verità nell’aula sinodale, in questi ultimi giorni, sono state raccontate esperienze di famiglie molto belle e positive, che non hanno ricevuto l’eco nella stampa che forse meritavano. La famiglia non è un problema, anche se ci sono delle fragilità e difficoltà da affrontare. Il problema è che una mentalità, di per sé minoritaria ma fortemente agguerrita e in grado di condizionare l’opinione pubblica, sta facendo passare messaggi che distruggono il tessuto tradizionale della famiglia, e chi difende il modello naturale della famiglia viene considerato un retrogrado e potenziale oppressore delle libertà individuali, criterio maestro di ogni scelta per i cosiddetti diritti civili. Sul tema, mi permetto rilanciare qualche personale considerazione.

In primo luogo, il Sinodo non è il Concilio. Il Concilio è assemblea che decide, il Sinodo invece dà suggerimenti che poi tocca al papa raccogliere, vagliare per adottare decisioni operative che interessino l’insieme del mondo cattolico. Per questo non ci si doveva attendere da questa assise sinodale delle decisioni, ma solo riflessioni e suggerimenti emersi dal vasto ventaglio delle posizioni oggi esistenti nella Chiesa. C’è poi da aggiungere che questo Sinodo straordinario costituisce solo l’inizio d’un cammino, che si concluderà con il prossimo sinodo ordinario e solo al termine si potranno avere, se ci saranno, nuovi orientamenti e indirizzi pastorali, anche se nulla vieta al Pontefice di decidere come meglio crede nel frattempo.

Entrando infine nel merito della discussione, mi sorprende molto che il confronto sembra polarizzarsi sulla comunione ai divorziati, matrimoni gay e poco o nulla si dica e rimbalzi nella stampa sulle vere vittime delle crisi familiari, che sono i figli. Oggi i minori, che si ritrovano in contesti di famiglie disgregate, portano ferite incancellabili nel loro animo. Chi pensa a loro? Chi parla per loro? Chi li difende e li protegge? Chi si assume responsabilità nei loro confronti? I bambini sono i grandi assenti nelle contese degli adulti ed è ormai più facile commuoversi per un cagnolino che sta affogando, piuttosto che per un bambino che soffre perché la sua famiglia si sfascia. Che fine faranno questi bambini da adulti?

Mons. Giovanni D’Ercole

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