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Il seggio nobile all’Onu usato per scopi ignobili

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Foto di Bernd 📷 Dittrich su Unsplash

Il tema della pace deve essere sempre vivo nel cuore delle persone e nella cultura dei paesi democratici. Di per se, questa predisposizione naturale per persone e comunità pacifiche, è una garanzia per tenere in equilibrio la convivenza tra interessi e tradizioni diverse. Tuttavia le soluzioni pacifiche tra soggetti sono praticabili se entrambi sono mossi dallo stesso sentimento di tolleranza e rispetto verso l’altro. Infatti c’è chi si riconosce nella cultura democratica e sottomette al giudizio della pubblica opinione le scelte, e chi invece sottomette la pubblica opinione al proprio potere come fanno i despoti. Il potere politico nelle democrazie mature viene legittimato dalla ricerca delle soluzioni pacifiche, nei paesi non democratici il potere si legittima attraverso la conquista delle terre altrui e nella sottomissione di altri popoli. Una così diversa cultura morale, se non si vuole che anche nella modernità continui a generare guerre, ha necessità di strumenti che nella propria rappresentatività mondiale diventi il luogo di composizione e di condanna ai danni di chi provoca conflitti.

La Società delle Nazioni nasce nel 1920, dopo la disastrosa prima guerra mondiale, sulla idea del mantenimento della integrità territoriale e l’indipendenza dei paesi aderenti e dunque della composizione dei dissidi tra Stati attraverso questo ente internazionale. Questa prima esperienza mostrò subito i suoi limiti di impotenza come si dimostrò nel conflitto cino-giapponese del 1931, nella guerra civile spagnola, nell’aggressione italiana ai danni dell’Etiopia, nella stessa vicenda che condusse alla seconda guerra mondiale, la più nefasta della storia umana. In quell’epoca, tedeschi, giapponesi ed italiani, con despoti alla testa dei loro popoli, ricercavano un “nuovo ordine mondiale” (come oggi predicano russi cinesi e loro seguaci; tutti autocrati). Nel dopoguerra dalle ceneri della Società delle Nazioni, nasce con gli stessi propositi la Organizzazione delle Nazioni Unite con alla base trattati internazionali di tutela della indipendenza e tutela della integrità territoriali di paesi sovrani, anche attraverso forze di interposizione costituite con militari dei paesi aderenti per il rispetto dei trattati internazionali nelle situazioni di crisi. Ma anche questa esperienza, pur positiva in molte circostanze, in altre ha mostrato grandi limiti come nella sciagurata ed illegale invasione dell’Ucraina da parte dei russi.

L’Onu infatti è stata completamente immobilizzata dal diritto di veto esercitato dalla Federazione Russa per rendere nulla qualsiasi risoluzione ed iniziativa contro la palese violazione del diritto internazionale che garantisce la inviolabilità territoriale ucraina come di ogni altro paese sovrano. La Russia usa spregiudicatamente il potere che insieme a Francia, Regno Unito, Cina, Russia e Stati Uniti deriva dal presupposto costitutivo dell’Onu affidato ai vincitori della seconda guerra mondiale. Ma avere il seggio presso l’Onu di nazione garante non spetta alla Federazione Russa per almeno due ragioni: è indegna di possedere il seggio di garante perché calpesta clamorosamente le leggi internazionali; perché lo Stato russo odierno non corrisponde alla rappresentatività dell’Unione sovietica da quando ha perso circa la metà degli Stati di tutta la federazione compresa l’Ucraina. Ne sono fuori i tre paesi baltici, altri 3 caucasici, e tanti altri asiatici, a partire dal grande stato del Kazakistan, tutti indipendenti e sovrani. Dunque una grande parte della vecchia Unione che ha contribuito almeno per metà meriti alla vittoria e che ora sono costretti a subire anche lo sfregio di non potersi proteggere dalle seriali aggressioni russe per il diritto di veto che possiede. Togliere il seggio alla Russia deve essere la punizione esemplare per fare giustizia e ricominciare a ricostruire potenziando l’Onu contro aggressioni che minano la stabilità internazionale. La pace si costruisce anche in tale modo. Non può essere fondata su speranze astratte in presenza di forze che della legge del più forte fanno la loro politica principale per dominare i propri e gli altri popoli.

Raffaele Bonanni: