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Il secolo del martirio cristiano

Occorre impedire ai terroristi di bestemmiare il nome di Dio usandolo come pretesto per la violenza, come hanno concordemente insegnato gli ultimi tre Pontefici. La Chiesa è in prima linea nel predicare lo spirito di Assisi e il dialogo interreligioso come antidoti al devastante scontro fra civiltà, ma appare sempre più come una colomba tra i falchi. E’ stata una Pasqua di sangue in Sri Lanka con oltre duecento persone uccise da esplosioni a raffica in chiese e hotel frequentati da occidentali. Uno scenario apocalittico che si inserisce in una mappa planetaria dell’odio anticristiano. A sentir parlare di martiri, la memoria torna spontaneamente agli albori della Chiesa. In realtà mai è stato sparso tanto sangue cristiano quanto nell’ultimo secolo. La storia del martirio cristiano è ormai divenuta dolorosa attualità. La libertà religiosa, infatti, è sistematicamente calpestata in intere aree del pianeta e a pagare con la vita la fedeltà al Vangelo sono soprattutto le minoranze in Asia e in Africa.

Nel 2018 sono stati uccisi “in odio alla fede” 40 missionari e operatori pastorali: un numero di vittime doppio rispetto ai dodici mesi precedenti. 250 milioni sono oggi i cristiani perseguitati nel mondo e le principali festività del calendario liturgico vengono costantemente prese di mira dal terrorismo internazionale con attentati kamikaze e carneficine terrificanti. Come sanno bene la diplomazia vaticana e le congregazioni missionarie, per la sopravvivenza nei Paesi in via di sviluppo è fondamentale che le comunità non vengano percepite dalla maggioranza della popolazione come “quinte colonne” dell’Occidente. I cristiani, come i caldei in Iraq o i copti in Egitto, sono spesso i più antichi abitanti di quelle terre eppure vengono guardati alla stregua di “stranieri” per la loro appartenenza religiosa. Di fronte al martirio senza pietà cui sono sottoposte tutte le confessioni la fedeltà all'insegnamento degli apostoli deve unire l’intera cristianità. Come hanno più volte ricordato papa Francesco e il cardinale Kurt Koch, ministro vaticano per l’Unità dei cristiani nel mondo occidentale è della massima urgenza prendere coscienza della moderna persecuzione.

Per molti in Europa le persecuzioni dei cristiani sono parte della storia della Chiesa, perché tutti ne hanno sentito parlare. Ma che oggi i cristiani rappresentino il gruppo religioso maggiormente perseguitato, purtroppo non è ancora entrato nella consapevolezza collettiva. “Abbiamo la coscienza vigile per l'antisemitismo che sta rinascendo ma poi siamo ciechi davanti alla cristianofobia che dilaga”, ha sottolineato Koch. Francesco parla di ecumenismo del sangue perché chi uccide un cristiano non guarda a quale confessione appartenga la sua vittima. Proprio per questo è tanto più scandalosa la divisione tra seguaci di Gesù. Il mandato evangelico (“Ut unum sint”, affinché siano una cosa sola) è ancora più tragicamente inosservato in un’epoca nella quale il sangue cristiano viene versato copiosamente. Divisi si è ancora più esposti all’apocalittica violenza del terrorismo jihadista.

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