Il segreto di ogni contemplativo sta proprio in questo: nel situarsi nel cuore; nel cuore del mistero di Cristo e della Chiesa, per agire unicamente con la forma dell'amore. Mi spiego meglio con un paragone. Come le cime coperte di neve perenni alimentano i corsi d'acqua che scendono a valle e rendono fertili le vaste pianure coltivate per abbondanti messi, così i contemplativi, posti alle sorgenti della grazia, stando come preghiera incessante verso Dio, rendono fecondo il lavoro apostolico di tutti gli operai della Chiesa.
Dio solo conosce il misterioso scambio che avviene continuamente tra i monasteri ed il mondo. Dio solo sa come anche ad un piccolo monastero situato su di un'isola, lontano dal traffico dei centri affollati, approdino da ogni parte moltitudini di affamati e assetati di Dio; e Lui solo sa anche come, già prima del mattino, parta dal monastero – mediante la preghiera – un convoglio di “pronto soccorso” per tutte le necessità del genere umano.
Come le onde del lago s'infrangono, ora dolci ora burrascose, contro lo scoglio, così “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” s'infrangono contro il nostro cuore e ci coinvolgono.
Tutta la terra, tutta l'umanità è il nostro “paese di missione” in cui, poveramente, ma sostenute dalla forza della grazia divina, ci prodighiamo compiendo il “ministero della preghiera”, il ministero proprio della nostra vocazione, che consiste nel montare sempre da sentinella presso il trono del Misericordioso, nello stare crocifissi con il Cristo, le braccia aperte al Padre ed ai fratelli, in un gesto supremo e permanente di dono e di accoglienza.
Ecco, quel poco che sono riuscita a comunicarvi: tutto il resto è indicibile e lo si può intuire soltanto nel silezio.