Lascia certamente sgomenti la vicenda di Charlie Gard che ha portato di nuovo all’attenzione dei media la problematica sulla liceità dello staccare la spina e porre così fine ad una vita umana.
Una vicenda dagli aspetti controversi che non può non portare chiunque dotato di buon senso a porsi delle domande sul valore della vita e se e quando e perché possa o debba essere interrotta.
Si era giunti a proporre il principio di autodeterminazione quale elemento imprescindibile secondo il quale si può secondo il proprio desiderio interrompere la propria vita o quella di chi si è tutore secondo la legge.
Ora, nella vicenda di Charlie si è andati oltre e cioè neanche i genitori, che hanno la patria potestà sul minore, si sono potuti opporre a questa che è una vera e propria sentenza di morte. Ciò perché dei sanitari hanno affermato che non ci sono le evidenze scientifiche per sperare in una guarigione del piccolo.
Senza entrare nel merito prettamente medico della situazione clinica, va detto che non tutte le malattie sono ovviamente guaribili ma che tutte sono certamente curabili attraverso tutte quelle terapie oggi a disposizione e che sono in grado certamente di rendere meno gravosa la sofferenza.
E poi c’è il discorso prettamente umano che si scontra con quello giuridico e cioè: è lecito che la sentenza di un Tribunale possa sostituirsi al desiderio di un padre e di una mamma che, nelle piene facoltà mentali e secondo coscienza, vogliono assumersi la responsabilità e l’onere di accudire il proprio figlio fino ad accompagnarlo nel suo trapasso naturale tanto da arrivare fino ad impedir loro di portarlo amorevolmente a morire nella propria casa?
La risposta a tutte queste domande trova purtroppo riscontro in una società liquida quale quella attuale dove tutto scivola addosso, dove soltanto casi eclatanti e tristi come questo ci fanno sobbalzare e ci fanno riflettere sul vero ed autentico valore della vita. Perché tutti noi allora ci ritroviamo nei genitori del piccolo Charlie che una drammatica sentenza ha stabilito non debba arrivare a vedere la luce del domani.
Allora questa vicenda, negando il diritto alla vita a scapito del più debole, fa tornare alla mente la brutale sentenza di Trasimaco che a Socrate rispondeva: “Il diritto è il tornaconto del più forte”.
Stefano Ojetti – Vicepresidente nazionale Amci (Associazione Medici Cattolici Italiani)