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Il partito della noia

Al netto delle innumerevoli comparsate tv dei leader politici, di tutti gli schieramenti nessuno escluso, pronti a sedersi in qualsiasi studio televisivo, campagna elettorale più noiosa di quella che ci stiamo per lasciare alle spalle non c’è mai stata. E a dirlo, stavolta, non solo i comuni elettori, ma anche gli addetti ai lavori.

Le analisi prodotte dalla maggior parte dei politologi, alcuni dei quali tangenziali ai maggiori schieramenti politici, sottolineano con forza il massiccio ricorso allo strumento della promessa elettorale come arma di distrazione di massa. Non c’è programma che non preveda milioni di tagli, miliardi di riduzioni, comprese quelle fiscali, e fantastici trilioni di aiuti. Tutte cifre che non trovano nessun riscontro nella realtà. Neppure in quella virtuale.

Il segno è chiaro. La politica, questa in particolare, nella sua evidente disarticolazione concettuale non ha trovato di meglio che articolare spot basati sui numeri, nella convinzione che questo sia l’unico linguaggio spendibile con gli elettori. Tasse e promesse. Una ricetta semplice e complessa al tempo stesso. Semplice perché promette non costa nulla, difficile perché realizzare qualunque proposta messa sul tavolo ha un prezzo altissimo. In qualche caso produrrebbe un danno superiore ai benefici.

Dunque siamo dentro ad sorta di centrifuga elettorale dove i partiti tentano di smacchiare le loro colpe con il detersivo dei soldi pubblici, usati senza parsimonia. Le urne diranno chi ha ragione. Ma prima degli exit pool e delle proiezioni con le quali vengono costruite le maratone elettorali dovremmo seriamente riflettere su un fatto. La sussistenza in vita di una legge scellerata come quella della par condicio, ovvero pari accesso ai mezzi d’informazione uguale per tutti e divieto di pubblicare i sondaggi, sta creando un vulnus alla democrazia. Soprattutto la parte relativa alle intenzioni di voto è una norma anacronistica e dannosa.

Di fatto nelle redazioni, visto che i partiti commissionano simulazioni sino all’ultimo giorno, girano sondaggi di ogni tipo, anche se non vengono pubblicati e solo il cittadino elettore – almeno formalmente – resta all’oscuro  di tutto ciò. Questa evidente ipocrisia, che accomuna tutti i partiti visto che nessuno si assume la responsabilità di abolire la par condicio, determina la necessità di rendere la campagna elettorale sempre più simile alla festa di Piedigrotta dove il particolare sono i fuochi d’artificio.

Lo spettacolo pirotecnico strega tutti. Questa campagna elettorale ha tentato di doppiarne gli effetti. Senza la par condicio, invece, avremmo un calmiere alle promesse, dettato dall’oscillazione dei sondaggi. In pratica potremmo misurare in tempo reale la corrispondenza fra quanto viene raccontato dai leader e il loro peso elettorale. Forse non sarà una gran cosa ma è sempre meglio del mare magnum dei fumetti in tv, perché tali sono i programmi elettorali di molti schieramenti. Dove il perno centrale non è il bene comune ma il proprio interesse. Una ragione, questa, che rischia di zavorrare ulteriormente il Paese, riducendo tutto a macchietta. Quando avremmo bisogno di un serio processo di riforme. Ad essere immaturi non sono gli elettori, accusati di disertare le urne, ma la classe politica, incapace di guardarsi allo specchio e ammettere le proprie colpe.  

Enrico Paoli

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