E’ certamente un gesto di alta misericordia la libertà condizionale concessa da Papa Francesco al monsignore spagnolo Lucio Vallejo Balda, l’ex segretario della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede condannato a 18 mesi di reclusione per aver fornito – stando all’accusa – documenti riservati a due giornalisti. La pena gli fu comminata la scorsa estate dal Tribunale vaticano, che insieme a lui condannò a piede libero per la stessa vicenda a 10 mesi anche Francesca Chaoqui, ex membro del Consiglio per l’Economia. I due giornalisti, invece, furono assolti.
Ora il Pontefice, quasi a corollario del “suo” Giubileo straordinario della Misericordia ha voluto mettere fine alla dolorosa vicenda passata alle cronache come il cosiddetto Vatileaks 2 aprendo le porte del carcere al maggiore imputato, ripetendo lo stesso gesto di clemenza operato dal suo predecessore, Benedetto XVI, quando graziò il suo, Paolo Gabriele, finito alla sbarra per aver passato alla stampa documenti riservati dall’appartamento papale, nell’ambito del caso Vatileaks 1. Gabriele – condannato a 5 anni dal Tribunale della Santa Sede – dopo la grazia papale non è stato allontanato dal Vaticano e ha conservato il posto di lavoro presso la basilica di S.Paolo fuori le mura.
Analogo trattamento non è stato deciso per mons. Balda perché quella di Bergoglio non può essere archiviata come una sorta di misericordia a “buon mercato”. E’ vero che il monsignore iberico ha lasciato la prigione vaticana e passerà il Natale a casa, ma – spiega una nota della Segreteria di Stato emessa dalla Sala Stampa della Santa Sede – cessa anche tutti i suoi legami con la Santa Sede “dopo aver scontato oltre la metà della pena”. “Il Santo Padre Francesco -. specifica ancora il comunicato della Santa Sede – gli ha concesso il beneficio della liberazione condizionale…un provvedimento di clemenza che gli permette di riacquistare la libertà. La pena non è estinta – si precisa -, ma egli gode di libertà condizionale”. “A partire da questa sera – martedì 20 dicembre – il sacerdote lascia dunque il carcere e viene a cessare ogni legame di dipendenza lavorativa con la Santa Sede” per rientrare “immediatamente” nella giurisdizione del Vescovo di Astorga (Spagna), la diocesi di appartenenza del monsignore.
Il gesto di Papa Francesco chiude un capitolo scomodo e buio per il Vaticano con la diffusione di documenti riservati da parte di chi, monsignor Balda appunto, invece aveva avuto la fiducia per contribuire alla riforma delle finanze della Santa Sede. Un gesto che giunge però non del tutto a sorpresa, soprattutto dopo l’appello dello stesso Bergoglio a tutte le autorità civili del mondo ad un gesto di clemenza nei confronti dei carcerati in occasione del Giubileo della Misericordia che si è chiuso un mese fa. Anno Santo che, prima della solenne chiusura della Porta Santa della basilica di S.Pietro, ha dedicato significativamente una giornata giubilare ai carcerati, celebrata con la presenza in basilica di oltre mille detenuti provenienti dalle maggiori carceri italiani. Alcuni di essi hanno avuto anche il privilegio di servire la Messa celebrata dal papa. Tra i mille detenuti non c’era monsignor Vallejo Balda, che nel corso del Giubileo si era rivolto personalmente al Pontefice per avere un gesto di clemenza.
Il Santo Padre non ha però ritenuto opportuno accogliere la domanda di grazia del monsignore arrivata l’estate scorsa sul suo tavolo, deciso a non cancellare definitivamente quello che evidentemente continua a considerare un fatto gravissimo. A luci spente sul Giubileo, ecco il gesto tanto desiderato dall’ex segretario del Consiglio per gli affari economici, a patto che se ne torni subito da dove era arrivato senza avere più rapporti con la Santa Sede, dove era stato accolto come un giovane brillante monsignore, sponsorizzato dall’Opus Dei, in grado di dare importanti contributi per il risanamento delle finanze pontificio. E’ andata come è andata. Ma in Vaticano nessuno dimenticherà tanto facilmente le sue colpe. A partire da Francesco.