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Il Papa che punta tutto sui giovani

Durante il sorvolo la benedizione papale è andata alla popolazione di Amandola, duramente colpita dal terremoto. Rimarranno sempre impressi nella mente due momenti fondamentali del pellegrinaggio di Papa Francesco a Loreto: l’incontro con gli ammalati nella Basilica e la firma dell’esortazione “Cristo vive”, dedicata ai giovani di tutto il mondo, che sarà pubblicata martedì 2 aprile. Nella Solennità dell'Annunciazione del Signore il Papa ha compiuto la sua prima uscita dell'anno in Italia. 10mila fedeli in festa e momenti ad alta intensità emotiva come appunto il Vangelo della condivisione nell’abbraccio del Papa a chi soffre e il documento post-sinodale affidato alla “Madonna nera” nella Santa Casa, che la tradizione vuole che sia quella di Nazareth. La Santa Casa è “dei giovani”, afferma il Pontefice. Loreto è un “luogo privilegiato dove i ragazzi possono venire alla ricerca della propria vocazione: occorre essere pronti e disponibili ad ascoltare e accogliere la voce di Dio, che non si riconosce nel frastuono e nell'agitazione”. E infatti “il suo disegno sulla nostra vita personale e sociale non si percepisce rimanendo in superficie, ma scendendo a un livello più profondo, dove agiscono le forze morali e spirituali”. Nell’agenda politica entrano le parole del Papa sulla famiglia: in un momento in cui i temi che la riguardano sono di nuovo balzati al centro del confronto tra partiti, il Pontefice ribadisce il ruolo insostituibile del nucleo tradizionale uomo-donna, cui assegna una missione essenziale e un valore indiscutibile per la società. Il Pontefice ha invitato a “riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l'insostituibilità a servizio della vita e della società”.

Erano 162 anni, nel 1857, dai tempi del marchigiano Pio IX, che un Papa non celebrava nella Santa Casa ed è stata la prima volta nella storia che la sigla su un’esortazione apostolica è stata apposta fuori dal Vaticano. Ancora una volta Francesco testimonia la convinzione che la verità renda buoni e la bontà sia vera. La sua lezione si racchiude nel senso dell’ottimismo cristiano perché alla fede cristiana è stata concessa la visione del Logos, della ragione creatrice che, nell’Incarnazione, si è rivelata insieme come il Bene stesso. Il ricordo delle persone più anziane è risalito fino al pellegrinaggio di Giovanni XXIII a Loreto, avvenuto il 4 ottobre 1962, quando nel santuario della Santa Casa fu affidato alla protezione della Vergine lauretana il buon esito del Concilio Vaticano II.  Francesco mostra piena consapevolezza dell’emergenza educativa a partire dalla differenza tra educazione e formazione-istruzione: la prima promuove la conoscenza del bene, la seconda si ferma al saper fare. Se la formazione mira a far diventare bravi, l’educazione mira a far diventare buoni. E proprio la famiglia rappresenta l’antidoto all’emergenza educativa. Al centro della predicazione di Francesco c’è sempre l’educazione al dialogo. E l’etica dialogica postula che si ammetta che l’azione o il pensiero dell’altro possa superare la propria capacità di previsione o di congettura. Se si pretende di essere in grado di prevedere l’altrui comportamento, vuol dire che si coltiva il desiderio di condizionarne la libertà. L’errore sta nel negare l’esistenza di valori oggettivi in nome della pluralità delle culture e negare altresì la possibilità di trovare principi comuni. Papa Francesco insegna che il cristiano non può confondere il senso dei termini carità e solidarietà. Il positivismo, prima, e il marxismo, poi, hanno cercato di sostituire il termine cristiano di carità con quello umanistico di solidarietà, una sostituzione che è penetrata, in parte, anche nella Chiesa stessa. Ma quando ciò avviene, si riduce il cristianesimo alla sua dimensione terapeutica e la fede a un’etica.  

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