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Il jihadista che vive tra noi

il jihadista che vive tra noiLa lotta all’Isis è una delle sfide principali che l’Occidente dovrà superare nei prossimi anni. Purtroppo, solo da qualche settimana (dopo l’eccidio di Parigi) abbiamo cominciato a comprendere la gravità dell’odierna situazione mondiale creatasi proprio con la proclamazione di un nuovo califfato nel cuore del Medio Oriente. Certo, sommersi come siamo da una crisi economica e sociale senza precedenti, il Vicino Oriente non pare così vicino e le guerre dell’islam, o che si perpetrano in nome dell’islam, sembrano appartenere a un racconto che si pensava chiuso nei nostri libri scolastici di storia: invasioni barbariche, guerre di religione, crociate e così via.

Questi jihadisti sembrano uscire dai racconti della letteratura fumettistica, dove i cattivi lottano per far vincere “il principe del male”… Ma la realtà supera la fantasia, le cose sono molto più gravi e vicine a noi di quanto immaginiamo, anzi ogni giorno impariamo che possono vivere nei nostri quartieri, studiare nelle nostre scuole, coabitare con noi e avere un’esistenza apparentemente normale: sono nel cuore delle nostre società, dal Mediterraneo all’Atlantico.

Così, molti ragazzi e ragazze, figli della generazione digitale, che hanno una dimestichezza eccezionale con tutti gli strumenti della comunicazione elettronica e che sono maestri dei social network, navigano in internet, come bambini che giocano ai videogame, con la differenza che i primi vanno sul fronte di guerra, pronti a morire e a far morire gli altri formando un esercito invisibile. Sono cittadini dei nostri Paesi – Italia, Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Stati Uniti, Stati dei Balcani e, ovviamente, Paesi arabi -, sono musulmani di seconda o terza generazione, alcuni sono dei convertiti, e per loro il jihad appare come un nuovo mondo.

Non gridano, come durante la Guerra di Spagna, che opponeva comunisti a franchisti, negli anni Trenta, «Viva la muerte», ma scandiscono «Dio è grande» («Allah hu akbar»). Sono dunque cittadini stessi dei nostri Paesi che formano quest’esercito e qualcosa in loro li spinge verso forme di guerra inedite, di un nuovo tipo, dove la barbarie coabita con le più sofisticate tecnologie comunicative e la propaganda mescola internet con il sangue. Vivono in un doppio mondo, pieno di interstizi, in cui le domande abbondano perché ci riesce difficile trovare una logica a tutto questo e la storia veste le sembianze di un caos mondiale.

Carlo Maria Capristo

Procuratore della Repubblica di Trani

Translation provided by Marina Stronati

 

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