In questa vicenda epocale dei migranti assistiamo a un equivoco di fondo. Si confonde lāaccoglienza con la soluzione del problema, lāasilo con la risposta alla domanda che viene dai Paesi poveri o in guerra. Una cosa ĆØ la caritĆ , che prevede di aprire le porte a chi ha bisogno, altro ĆØ favorire le condizioni affinchĆ© quel ābisognoā sia soddisfatto nel luogo di nascita. E non si tratta di bombardare, ma al contrario di restituire quanto nei secoli lāOccidente ha rubato a quei popoli, non soltanto in termini di risorse (petrolio, diamanti, gas, ecc.) quanto in termini culturali.
L’accoglienza va gestita in maniera intelligente. Primario ĆØ il soccorso di uomini, donne, bambini in pericolo di vita. In questa fase l’aiuto va dato a tutti e bene ha fatto l’Italia a sostituirsi all’incapacitĆ dell’Europa nel dare una risposta urgente. Questa fase la chiamerei dell’emergenza.
Poi perĆ² ci deve essere l’identificazione ed un primo screening dei profughi: da un parte quelli che scappano da Paesi in guerra (a cui applicare le procedure della Convenzione di Ginevra e successive), dallāaltra invece i poveri; per questāultimi non puĆ² che esserci il respingimento – se possibile – ai Paesi di origine. I profughi che arrivano dal Senegal ad esempio da quale guerra fuggono?! Certo, essi scappano dalla fame, ma ĆØ combattendo quella che si risolve il problema, non sovraffollando una parte del mondo.
In sostanza, bisogna evitare le false illusioni a coloro che hanno il miraggio di una vita dorata, perchĆ© la loro fuga sarĆ segnata da sevizie, maltrattamenti e addirittura la morte. Alcuni di questi migranti in patria erano operai e agricoltori, vivevano del proprio lavoro. Qualcuno ha affamato la famiglia per partire, altri hanno venduto quel lenzuolo di terra che coltivavano per pagare i trafficanti di esseri umani. In questi viaggi, che a volte durano anni, subiscono angherie inenarrabili e tante donne vengono stuprate.
Far credere loro tramite messaggi televisivi che siamo disposti ā e soprattutto pronti – a riceverli tutti significa ingannarli, coscienti che finiranno nelle mani di associazioni criminali e nel migliore dei casi per 2/3 euro al giorno andranno a raccogliere pomodori.
Infine non dimentichiamo che oggi chi richiede lo status di rifugiato viene comunque ammesso alla procedura che prevede lunghi tempi di valutazione: in caso di diniego il richiedente asilo puĆ² fare opposizione e chiedere che il Giudice si esprima. Altre lungaggini, e lo Stato Italiano paga l’assistenza legale oltre al soggiorno. Ce lo possiamo permettere?
Credo che le Nazioni ricche e potenti debbano farsi un esame di coscienza ed aiutare i Paesi poveri a crescere essi stessi nel Paese dove sono nati. La vera assistenza ĆØ questa. E per farlo non basta bombardare lāIsis, ma restituire a quei popoli la dignitĆ che nei secoli gli abbiamo tolto. Non cāĆØ alternativa: o saremo capaci di questo, oppure tutto imploderĆ . Al di lĆ del buon cuore.