Le due visite dei santi padri in Albania, sono state entrambe di grande gioia e allo stesso tempo, due messaggi con dimensioni globali. La visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1993, portava con sé la benedizione, la speranza e il coraggio per un popolo che era appena uscito dalle tenebre della dittatura, e che doveva instaurare una società pluralista, democratica e prosperosa.
La visita di Papa Francesco è il massimo riconoscimento al progresso che l’Albania ha raggiunto da quell’epoca, ma anche la testimonianza di un Paese in cui le diverse comunità religiose vivono in armonia e piena libertà di fede e di coscienza religiosa. La definizione dell’Albania come terra di martiri e l’esempio di suor Marija Kaleta, ci fanno riflettere sulle difficoltà che il nostro popolo ha dovuto affrontare durante il regime comunista. Chiunque ha vissuto in quel periodo, tiene vivo in memoria l’esempio di coloro che hanno cercato di mantenere acceso il fuoco inestinguibile della fede in Dio e che hanno continuato in maniera illegale a praticare riti religiosi, sotto la minaccia di gravi sanzioni.
Io ricordo con rispetto il mio vecchio collega dell’Istituto di Storia e Linguistica, prof. Theofan Popa, un credente devoto della fede ortodossa, che in segreto mi aveva regalato un libro del Nuovo Testamento. Parlavamo spesso dei messaggi del libro sacro, nonostante io appartenessi alla religioni dei Bektashi. Per diversi giorni mi ha portato con sé nel distretto di Elbasan, a raccogliere le icone nelle chiese, che dopo la messa al bando della religione si stavano trasformando in magazzini oppure sale di divertimento.
Nel Monastero di San Giovanni Vladimir abbiamo preso una scatola con degli oggetti sacri e delle icone che un credente aveva conservato dopo la trasformazione del monastero in base militare. In breve tempo, il prof. Popa è riuscito a raccogliere in tutta l’Albania diverse migliaia di icone, libri religiosi e oggetti ecclesiastici che rischiavano l’estinzione, creando così un fondo che si conserva tuttora nel Museo delle Icone a Korca, nell’Archivio di Stato, nel Museo Nazionale di Tirana.
Con modestia ricordo la mia amata madre, che non si dimenticava mai dei giorni santi e preparava sempre il dolce a Pasqua, il giorno di Eid, oppure nella festa dei Bektashi, senza alcuna distinzione. E’ stata questa volontà – dal nobile sacrificio di cattolici, ortodossi o musulmani, a quello della gente comune – che ha reso possibile il mantenimento dei legami spirituali con Dio e le istituzioni religiose. E’ indimenticabile per tutti gli albanesi la prima messa a Scutari, il 4 novembre 1990, in un campo aperto di fronte a migliaia di persone di tutte le religioni, celebrata da un martire appena uscito da 26 anni di reclusione, il memorabile don Simon Jubani.
Prof. Neritan Ceka
Ambasciatore della Repubblica di Albania