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Il cuore di Livorno eclissa la politica

In questi giorni a Livorno c’è tanta sofferenza. Un colpo al cuore per chi nel capoluogo labronico ci è nato e sente ancora forte il senso di appartenenza, nonostante da tempo viva altrove. L’identificazione con la propria città è tipica dei livornesi. Un sentimento che sfida le distanze e che oggi trova la sua rappresentazione plastica nella grande mobilitazione della società civile, impegnata a ricostruire la città dopo l’alluvione. Un gesto d’amore nei confronti della propria comunità e del prossimo che annulla le differenze sociali e politiche. Penso ai giovani, gli stessi che troppo spesso consideriamo dei bambocci, armati di pala e guidati dall’esperienza degli anziani. Ma anche agli immigrati, ai rappresentanti della comunità ebraica e agli ultras del Livorno.

Senza dimenticare il contributo offerto dall’esercito e, in particolare, dagli uomini della Folgore. Vederli lavorare vicino ai ragazzi dei centri sociali è un’immagine bellissima, un messaggio d’amore da cui Livorno potrà ripartire. Esso dimostra, infatti, che le divisioni possono essere superate nel nome del bene comune.

Importante è stata anche l’assistenza prestata dalla diocesi locale e dalla Caritas, che si sono messe a disposizione nel segno dell’accoglienza, offrendo un riparo a quanti non possono ancora rientrare nelle proprie case. Una mobilitazione generale che ha giovato agli addetti ai lavori, subito accorsi dopo l’alluvione. Uno spunto di riflessione per la politica, ancora impegnata nel solito rimpallo di responsabilità che fa sempre da corollario a tragedie come questa. Polemiche strumentali che fanno accrescere il dolore e non lasciano spazio a soluzioni concrete.

Le istituzioni, locali e nazionali, hanno il dovere di evitare che, in futuro, fatti simili possano ripetersi. Per farlo dovranno intervenire non solo nel settore della gestione delle emergenze, ad esempio attraverso una riforma della Protezione Civile, ma anche individuando un linguaggio comune. Le polemiche dimostrano quanto la politica abbia perso il senso della sua missione, che consiste nella gestione del bene comune. Oggi essa appare quanto mai ripiegata su se stessa, impegnata più a difendere le proprie posizioni che a rappresentare la comunità di riferimento.

L’auspicio è che eventi come quelli di Livorno possano aiutare la politica ad acquisire la consapevolezza dell’importanza della sua missione, affinché d’ora in poi, sia capace di far fronte alle emergenze, dando una risposta concreta ai cittadini. L’alternativa è quella attuale: mancanza di un progetto che si traduce nella totale assenza di una gestione dignitosa della comunità.

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