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Il caso dei vigili e il governo random

marmo_raffaele-150x150Il caso dei vigili urbani di Roma è il frutto più maturo del governo random della Pubblica amministrazione degli ultimi decenni. E’ la metafora del grande disordine che sovrintende il modo di regolare, organizzare e gestire i servizi pubblici da parte di tutti gli esecutivi della Seconda Repubblica, compreso quello in carica. E’ lo specchio riflesso di uno Stato che ha rinunciato a fare lo Stato in una sua funzione primaria: disciplinare con criterio e razionalità l’organizzazione delle proprie strutture e di chi ci lavora.

La prova? E’ presto detta. E riguarda proprio la vicenda romana. Si prendano le norme sui licenziamenti per «scarso rendimento» nel pubblico impiego, meglio note come norme anti-fannulloni volute a suo tempo dall’ex Ministro Renato Brunetta. Ebbene, quelle regole sono nate morte e oggi sono carta straccia, totalmente inapplicabili, per la semplice ragione che rinviavano a contratti collettivi mai rinnovati e a regolamenti di valutazione mai adottati.
Ma se c’era e c’è questo vuoto, ci si poteva e doveva attendere che qualcuno di coloro che sono pagati (e bene) per farlo, lo segnalasse, anche a prescindere dal caso dei vigili. E che, magari, il governo Renzi cogliesse l’occasione del Jobs Act per superare lo stallo con due righe di norma.

E invece no: la disciplina del lavoro pubblico, non più di dieci giorni fa, è stata tirata via da quel decreto per essere affrontata in un altro disegno di legge (la delega Madia) che non si occupava proprio del tema e che, dunque, sull’onda dell’indignazione collettiva per la vicenda capitolina, dovrà essere ampiamente rimaneggiata a colpi di emendamenti. Una contorsione perversa verso il nulla da far venire il mal di testa, un kamasutra normativo e politico capace di far eccitare solo qualche mente giuridica ormai astratta dalla realtà, oltre che dal buon senso.

Nel frattempo, però, tra annunci e tweet, botti di Capodanno e Befane, ci si affida alla prima idea che passa per fare la faccia feroce: attribuire all’Inps il compito di controllare le assenze per malattia dei travet. Ma lo sanno dalle parti di Palazzo Chigi che i medici fiscali dell’Istituto previdenziale riescono a malapena a controllare le assenze dei lavoratori privati, dopo anni di tagli e spending review?

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