Da Strasburgo alla Turchia. DallāEuropa allāavamposto del mondo islamico in Occidente. Un tour de force in cui Papa Francesco, attraverso lāincontro con alcuni dei potenti della Terra, sta cercando di scuotere le coscienze addormentate. Particolarmente significativa, da questo punto di vista, ĆØ stata proprio la visita allāEuroparlamento.”I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”, ha affermato il Pontefice davanti ai massimi rappresentanti dellāUe.
Il suo ĆØ stato un discorso di alto profilo, apprezzato da quasi tutti e che ha riscosso notevole attenzione nellāopinione pubblica dellāEuropa che si trova a vivere una fase delicata e non facile della sua storia. “Una delle malattie che vedo piĆ¹ diffuse oggi in Europa – ha sottolineato – ĆØ la solitudine, propria di chi ĆØ privo di legami”.
Eā una realistica fotografia del nostro continente, che nel corso degli ultimi anni, accanto al processo di allargamento dell’Unione Europea, ha conosciuto la crescente sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilitĆ dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Insomma, nota il Papa con quella sua franchezza ormai usuale, da piĆ¹ parti si ricava un’impressione generale di stanchezza e d’invecchiamento, di un’Europa nonna e non piĆ¹ fertile e vivace.
Se ci si addentra nelle cause di questa crisi ormai diffusa e per alcuni versi irreversibile, non si puĆ² non riconoscere che lāabbandono delle proprie radici ha reso il vecchio Continente debole e incapace di offrire al mondo il suo specifico apporto, che ĆØ di natura soprattutto culturale e spirituale. Si fa fatica perĆ² a riconoscerlo.
Con chiara determinazione il Papa ha indicato che il cristianesimo puĆ² fornire il proprio apporto oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e societĆ , perchĆ© – ha spiegato – “nella visione cristiana ragione e fede, religione e societĆ , sono chiamate a illuminarsi reciprocamente, sostenendosi a vicenda e, se necessario, purificandosi scambievolmente dagli estremismi ideologici in cui possono cadere”.
L’intera societĆ europea non puĆ² che trarre giovamento da un nesso ravvivato tra i due ambiti, sia per far fronte al fondamentalismo religioso, che in questi anni costituisce un reale pericolo per la pace nel mondo, sia per ovviare a una ragione “ridotta” che non rende onore all’uomo. Se poi l’Europa non ĆØ piĆ¹ capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita, rischia inesorabilmente di perdere la propria anima e anche quello ‘spirito umanistico’ che pure ama e difende. Al contrario, ha messo in luce il Papa, un’Europa “che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialitĆ ”, puĆ² essere “piĆ¹ facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente”.
Terminando il suo discorso al Parlamento europeo, papa Francesco ha detto: “Vi esorto a lavorare perchĆ© l’Europa riscopra la sua anima buona”, perchĆ© una storia bimillenaria – ha concluso – lega l’Europa e il cristianesimo”. Chiaro quindi ĆØ il messaggio che papa Bergoglio, venuto dalla fine del mondo, lancia agli europei, padri di una civiltĆ che va scomparendo per lento suicidio inconsapevole e per molti versi accarezzato.
Non cāĆØ futuro per lāEuropa se decide di non essere piĆ¹ la culla della cultura e della spiritualitĆ . I suoi millenni di storia lāhanno resa maestra di civiltĆ per il mondo intero, e questo patrimonio, che nei secoli ha visto lāincontro fecondo fra la cultura classica, il cristianesimo, lāebraismo e lāislam, non puĆ² e non deve essere disperso, peggio sacrificato sullāaltare dellāalta tecnologia, del progresso economico e della finanza, nuovi ideali, e idoli di una societĆ che ha rinunciato a principi fondamentali su cui ha costruito il proprio reale successo. Insomma, il Papa cāinvita tutti, ma in primo luogo gli attuali responsabili del futuro in Europa, a riscoprirne lāanima buona, prima che sia troppo tardi.
Mons. Giovanni DāErcole
Vescovo di Ascoli Piceno