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I danni che il granchio blu causa alle specie ittiche autoctone

I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale stanno creando le condizioni ideali per l’insediamento di nuove tipologie di pesci e crostacei nelle nostre acque, una di queste e il granchio blu. Questa particolare specie, il cui nome scientifico è “Callinectes sapidus”, ha origini aliene ossia non autoctona dei nostri mari ma proveniente dall’Atlantico del Nord che, negli ultimi anni, si è stabilita anche nel mar Mediterraneo, probabilmente attraverso il trasporto in navi cargo. Questa specie, a causa della sua enorme voracità e alla grande capacità di adattamento a diversi climi marini, sta provocando gravi danni all’ecosistema marino. Basti pensare che, il granchio blu, secondo le ultime stime effettuate, sta mettendo a dura prova la sopravvivenza e il commercio di vongole in tutto il continente europeo, provocando perdite economiche per milioni di euro al comparto ittico.

Tutto ciò ha portato Acli Terra ad impegnarsi in prima linea per la salvaguardia delle specie ittiche autoctone attraverso la limitazione del granchio blu nelle acque nazionali. Nei giorni scorsi, ad esempio, al fine di monitorare in prima persona la accresciuta presenza di questa specie di crostaceo nei mari della provincia di Trapani, una delegazione nazionale della nostra organizzazione, si è recata sulla costa, approfondendo la gravità della situazione attuale. Il governo, pochi giorni fa, prendendo pienamente atto della pericolosità del “Callinectes sapidus” per le specie che popolano le nostre acque, con l’obiettivo di impedire l’aggravamento dei danni inferti all’economia del settore ittico e contestualmente evitare l’ulteriore diffusione di questo crostaceo, ha stanziato la somma di 2,9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento della già menzionata specie. Acli Terra accoglie con favore l’attenzione dell’esecutivo e la destinazione di fondi specifici alle limitazioni di questo crostaceo ed auspica anche che, il fine previsto, possa essere ottenuto anche attraverso l’uso gastronomico in grado di creare una inedita filiera alimentare e del gusto. In questo modo, ambiente e filiera ittica, potranno trarre una nuova opportunità da quello che adesso è un problema.

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