Per ripristinare la pace, non vi è alcuna ragionevole alternativa ad un percorso diplomatico, in difetto del quale ovvero per sollecitarlo, non resta che applicare le sanzioni internazionali. E’ questa la premessa ineludibile dalla quale bisogna partire, nella piena consapevolezza che si tratta di una scelta molto complessa poiché le misure sanzionatorie, pur risalendo all’antica Grecia, sono ancora prive di una regolamentazione dettagliata che ne consenta l’armonizzazione con i diritti inviolabili della popolazione civile alla quale, è bene sempre ricordarlo, deve essere evitato ogni danneggiamento.
Oltre a ciò bisogna anche scongiurare che i provvedimenti coercitivi possano provocare effetti opposti a quelli voluti, come è avvenuto in passato quando nonostante le violazione della Russia con l’intervento armato per il controllo della Crimea la cui annessione è stata successivamente dichiarata con il discutibile referendum del 16 marzo 2014, la reazione della comunità internazionale è stata al quanto tiepida tant’è le iniziative assunte non hanno prodotto alcun risultato concreto ed anzi, in un primo momento, hanno consolidato l’appoggio dei cittadini e rafforzato il loro patriottismo.
Non è dato di conoscere, quantomeno attraverso valutazioni umane e ragionevoli, quali possano essere state le cause dell’aggressione ad un Paese sovrano, anche se certamente la grave crisi economica che da anni ormai affligge la società russa e le ripercussioni che ciò ha comportato sull’assetto economico e sociale, alimentando il dissenso interno, potrebbe aver favorito l’accelerazione di un progetto espansionistico che il Presidente russo ha sempre perseguito, come si può desumere dalle sue reiterate dichiarazioni. Per altri versi è alquanto evidente che l’aggressione all’Ucraina è anche dovuta ad una forte opposizione ai valori dell’occidente. Le dichiarazioni del Patriarca di Mosca, secondo il quale “questa guerra è contro chi sostiene i gay come il mondo occidentale, e ha cercato di distruggere il Donbass solo perché questa terra oppone un fondamentale rifiuto a dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”, sono esplicative degli effetti della nefasta propaganda del Presidente della Federazione Russa.
Non è un dato secondario, poiché anche la semplice conoscenza di base del contesto socio-culturale della Russia contemporanea, consente di avere consapevolezza del ruolo fondamentale svolto dalla religione, soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Periodo nel quale la popolazione oltre a trovarsi di fronte ad una crisi economica, è caduta in un vuoto legislativo e spirituale le cui conseguenze sociali si sono rivelate anche con l’abuso di alcool e droghe.
Le sempre più frequenti contestazioni di dissenso del popolo russo, nonostante i rischi di subire condanne gravi, dimostrano che la propaganda filo governativa, incide meno profondamente sulle coscienze.
Segnali che lasciano ben sperare che anche la diffusione della verità, un compito assegnato ad ognuno di noi, potrà contribuire significativamente al raggiungimento della pace.