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La guerra ci ha portato… la delusione

Che cos’è la delusione? Da dove nasce? Mi sono infatti ricordata di una pubblicazione di Freud del 1915, Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, e, nonostante le varie considerazioni riguardino la guerra, ho trovato riflessioni e concetti di Freud declinabili nell’attualità.

E’ evidente a tutti che la pandemia ha portato morte, seminato panico, introdotto tante incertezze e confusioni, impoverendo l’economia nazionale, mondiale ma incidendo anche pesantemente sulle condizione lavorative ed economiche di molte famiglie.

Tuttavia penso che tale evento storico abbia indebolito e forse in alcuni distrutto il sogno, l’illusione dell’eterna felicità e del predominio umano, aspetti  di cui il nostro secolo è permeato. Come scrivo nel libroChe ansia!”, di prossima pubblicazione, il virus infatti ha fatto emergere la cruda realtà della presenza della morte nella vita che, i tempi ipermoderni, hanno occultato, rimosso.

Ansia, vissuti depressivi, burnout forse riguardano ciò che il reale inedito e straniero della carica virale ha scoperchiato: una frattura tra la nostra illusione di una superiorità sulla natura e i poteri nascosti di quest’ultima. L’angoscia e il malessere psico-fisico hanno toccato tutti noi, uno per uno,  e rivelato la finzione dell’antropocentrismo.

Gli effetti della prepotenza con cui l’umano ha violentato gli equilibri dell’ecosistema, nonostante l’ospitalità e i doni che la natura dispensa, si sono manifestati. La pandemia ha consentito anche l’incontro angosciante con la vulnerabilità del corpo, toccando in modo profondo l’illusione umana di poter controllare la malattia e la morte.

Illusione sostenuta e promossa dalla civiltà del benessere che ha fatto della religione del corpo, lo strumento di una possibile esorcizzazione della malattia e della morte, nella promessa dell’eternità.

Medici, operatori sanitari, volontari e giornalisti si sono sovente trovati di fronte all’impotenza di preservare la vita e di veicolare notizie vere e utili a prevenire un contagio così dilagante e che ancora oggi ci sfida.

Siamo stati tutti, e ancora lo siamo, impegnati in uno sforzo continuo: in un primo tempo nel reagire ad una situazione traumatica e stressante, oggi a trovare le soluzioni individuali migliori per adattarci. Ma quello che sentiamo, vediamo, leggiamo, veicolato dai vari mass media, non è meno stressante: politici che litigano, scienziati che si contraddicono, divari  e contrasti tra le persone sia sulla reale presenza del virus sia di conseguenza sull’utilità delle misure di prevenzione, dati attendibili e altri meno, strategie economiche e politiche che silenziosamente approfittano del momento di fragilità e incertezza!

Ecco il valore di un premio a chi, come riporta l’articolo citato, si è assunto ogni giorno, la responsabilità e il desiderio di offrire aiuto e sostegno, di collaborare in modo etico cioè, nel rimando ad una eco aristotelica, per il bene della collettività.

Allora permettetemi di concludere tali riflessioni sia con alcune parole di Freud rispetto alla delusione sia con il recente monito di Papa Francesco. Nel testo già citato Freud scrive: “ La guerra ci ha portato…la delusione. Abbatte quanto trova sulla sua strada con una rabbia cieca e come se non dovesse più esservi un avvenire e una pace fra gli uomini. Spezza tutti i legami di comunità che possono ancora sussistere fra i popoli in lotta e minaccia di lasciare dietro di sé un tale rancore da rendere impossibile per molti anni una loro ricostituzione

Rispetto a tali forti parole del Dr. Freud desidero riportare quelle apparse sulla rivista spagnola Vida Nueva di Papa Francesco, che propone una strategia unica e preziosa per reagire e superare i molteplici effetti della pandemia. Il Papa sottolinea infatti come da tali situazioni di emergenza si può risorgere e progettare sul futuro con gli anticorpi della solidarietà”

 

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