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Gryphon e Kraken trasformano il Covid: ecco le conseguenze sulla pandemia

Uno studio condotto in Canada, che ha riguardato oltre 2 milioni e mezzo di partecipanti, ha valutato l’efficacia dei vaccini nel prevenire l’ospedalizzazione ed i decessi causati da COVID-19. Sono stati impiegate due dosi di due diversi vaccini, uno a mRNA e uno a DNA a vettore adenovirale, che si sono dimostrati entrambi efficaci nel prevenire gli esiti gravi di malattia. Infatti i vaccini hanno conferito una protezione superiore all’80%, dopo la prima dose e superiore al 95%, dopo la seconda dose. Interessante notare che non c’erano differenze nella protezione conferita dal tipo di vaccino, sia nei confronti dell’ospedalizzazione che dell’evento morte, anche se è stata osservata una minore capacità di risposta alla prima dose nelle persone di età pari o superiore a 80 anni, che però veniva corretta dalla somministrazione della seconda dose.

Un vaccino ricombinante con proteina spike a nano particelle, se somministrato come richiamo un anno dopo l’immunizzazione primaria effettuata con vaccino a spike ricombinante (Novavax), è in grado di produrre una buona risposta protettiva nei babbuini verso le varianti di SARS-CoV-2. Questo vaccino a nano particelle induce nei primati non umani e nei topi evidenti risposte sia anticorpali che cellulari contro le diverse varianti di SARS-CoV-2, il che suggerisce un suo possibile impiego anche nell’uomo per contrastare efficacemente eventuali nuove future varianti (James Logue e altri). La presenza del polietilenglicol (PEG), sostanza utilizzata per stabilizzare le nano particelle che compongono i vaccini a mRNA, stimola in maniera collaterale la produzione di anticorpi anti PEG, il cui significato ed importanza clinica resta a tutt’oggi da definire. La pandemia COVID-19 si è caratterizzata, fin dal suo esordio, per la comparsa di mutazioni genetiche, soprattutto nello spike di SARS-CoV-2, che hanno dato origine a varianti virali, alcune delle quali definite di “preoccupazione” (VOC), che hanno fortemente impattato sulla crescita della curva dei contagi ed altre di “interesse” (VOI), con un minore impatto epidemiologico.

Il virus ancestrale, isolato a Wuhan, responsabile dell’iniziale esplosione epidemica in Cina, è successivamente andato incontro a diverse mutazioni, che hanno generato nel tempo le seguenti varianti: D614G, quasi certamente comparsa in Italia nella primavera 2020 (Domenico Benvenuto e altri), responsabile della prima ondata epidemica; la variante Alfa, implicata nell’ondata dell’autunno-inverno 2020-2021; la variante Delta circolata nella primavera 2021 e le varianti Omicron che, con le loro sotto varianti ed ibridi, hanno dominato lo scenario pandemico dalla fine del 2021 fino ad oggi. Questo succedersi nel tempo di varianti con caratteristiche epidemiologiche e cliniche diverse ha polarizzato l’attenzione della comunità scientifica e dell’opinione pubblica, soprattutto in relazione alla possibile minore capacità neutralizzante dei vaccini nei loro confronti. In realtà, anche se le nuove varianti hanno una maggiore capacità immunoevasiva nei confronti dei vaccini e dell’immunità acquisita a seguito di pregresse infezioni, l’attuale sciame o “zuppa” di varianti e sotto varianti di Omicron, mostra una minore gravità clinica ed una minore capacità di produrre significative ondate epidemiche rispetto alle precedenti varianti, anche grazie all’elevato numero di soggetti protetti dalla vaccinazione, dall’infezione naturale o da entrambe.

Sulle caratteristiche delle nuove varianti di Omicron, due interessanti studi (Fabio Scarpa e altri ) condotti da un gruppo di ricercatori italiani, facenti capo all’Università di Sassari, al Campus Bio Medico di Roma e ad altre istituzioni, si sono focalizzati sugli aspetti genetici e strutturali che caratterizzano i ricombinanti di SARS –CoV-2, XBB (Gryphon) e XBB.1.5 (Kraken), che negli ultimi mesi hanno destato grande preoccupazione per il rischio di una loro ampia diffusione con un possibile rilevante impatto epidemiologico. Secondo queste ricerche, Gryphon si è progressivamente espanso, raggiungendo il suo massimo il 6 ottobre 2022, seguito da un plateau ed il 10 novembre 2022 è diminuito. Consensualmente alla diminuzione di Gryphon, c’è stato un aumento di Kraken che ha raggiunto il plateau il 24 novembre 2022 per poi successivamente diminuire.

L’analisi strutturale di questi ibridi ha indicato che l’affinità per il recettore ACE2 sia di Gryphon che di Kraken, è più debole rispetto a quella di Omicron 2. La conclusione a cui giungono gli estensori di queste ricerche è che, al momento, non sussiste un particolare rischio che queste due varianti ricombinanti possano costituire una vera minaccia globale, anche se è importante monitorare, dal punto di vista genetico, l’insorgenza di eventuali nuove varianti, che potrebbero presentare caratteristiche diverse da quelle attuali. L’impiego di un modello matematico di intelligenza artificiale ottenuto attraverso l’elaborazione di oltre 5 milioni di sequenze virali di SARS-CoV-2, risulta essere utile per identificare nuove mutazioni virali dal momento che è in grado di fornire importanti informazioni circa lo sviluppo di nuove varianti, che possano emergere nella popolazione. Questo approccio può altresì consentire di stabilire un intervento preventivo precoce, al fine di limitare gli effetti causati da queste nuove varianti (Lue Ping Zhao e altri). Uno studio (Shabir A Madhi e altri) condotto in Africa, dove l’impiego su larga scala del vaccino COVID-19 è avvenuto in ritardo, pur in presenza di un alto numero di infezioni, ha valutato l’effetto dell’infezione da SARS-CoV-2, prima della somministrazione del vaccino AstraZeneca. Sono stati per questo studiati 185 soggetti, di cui 91 con pregressa infezione (presenza di anticorpi anti SARS-CoV-2) e 58 senza pregressa infezione (privi di anticorpi). Si è visto che la concentrazione degli anticorpi specifici indotti dalla vaccinazione era più alta nei soggetti con pregressa infezione, rispetto a quelli senza.

Per questo motivo, in Africa dove una pregressa infezione, documentata dalla presenza di anticorpi (sieropositività) nei confronti di SARS-CoV-2, è altissima (90%), una singola dose di vaccino AstraZeneca potrebbe essere sufficiente a garantire una buona protezione della popolazione. È possibile che, soprattutto in presenza di ripetute somministrazioni vaccinali effettuate in un’ampia popolazione, questo tipo di anticorpi possa determinare un’accelerata scomparsa di farmaci veicolati dal PEG, eventualmente somministrati ed un’alterata immunogenicità nei confronti dei vaccini (Yi Ju e altri). L’efficacia della vaccinazione materna contro l’infezione da SARS-CoV-2, è stata valutata in oltre 3.000 bambini nati in California, dal dicembre 2020 al maggio 2022 (Ousseny Zerbo e altri). L’efficacia di due o più dosi di vaccino COVID-19 somministrate in gravidanza, nel periodo in cui circolava Delta, è stata pari a 84%, 62%, 56%, rispettivamente nelle fasce di età da 0 a 2, da 0 a 4 e da 0 a 6 mesi di vita. Nel periodo dominato dalle varianti Omicron, l’efficacia in questi stessi intervalli di età è stata, rispettivamente del 21%, 14% e 13%. Si può quindi concludere che la vaccinazione materna è protettiva, anche se la protezione conferita nei confronti di Omicron è inferiore rispetto a quella contro Delta ed inoltre in entrambi i periodi considerati, si è osservata una diminuzione della protezione in rapporto alla crescita del bambino.

È stato pubblicato un articolo (Eleonora Genovese e altri) che, prendendo spunto da quanto osservato nella pandemia COVID-19 sull’aumentato rischio di infezione e di mortalità a questa correlato, ha cercato di comprendere quale possa essere l’impatto che questa pandemia e future eventuali pandemie possono avere sui migranti privi di documenti. In particolare, la ricerca ha riguardato le campagne vaccinali di quattro diversi paesi: Italia, Svizzera, Francia e Stati Uniti e, sulla base di questa esperienza sono state avanzate proposte per migliorare l’offerta vaccinale ai migranti, attraverso servizi di sensibilizzazione con informazioni ad hoc, tradotte ed adattate dal punto di vista socio-culturale alle diverse popolazioni di migranti, così da coinvolgerli più direttamente insieme agli attori del terzo settore.

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