Una telefonata allunga la vita. Ricordate la celebre campagna pubblicitaria della Sip (poi Telecom) che vedeva protagonista Massimo Lopez? Potrebbe essere rispolverata per una legislatura nata all'insegna della totale incertezza e dunque col rischio concreto e incombente di un immediato ritorno alle urne. La telefonata in questione è quella intercorsa tra il leader della Lega Matteo Salvini e quello dei Cinquestelle Luigi Di Maio che ieri ha portato all'accordo sulla presidenza della Commissione speciale alla Camera sul Def, che oggi vedrà l'elezione del leghista Nicola Molteni.
Dunque non c'è stato l'atteso faccia a faccia ma un colloquio diretto sì, proprio alla vigilia del secondo round di consultazioni del Presidente Mattarella, che riparte oggi al Quirinale dai partiti. E questo vorrà pur dire qualcosa. Il problema, come noto, sono i veti incrociati. Prese di posizione come quelle dell'ex deputato Di Battista che ha definito Berlusconi e il berlusconismo come “male assoluto” non aiutano di certo ad avvicinare le parti. Perché piaccia o no, malgrado i palesi tentativi dei grillini di dividere Lega e Forza Italia, il centrodestra appare (almeno per ora) compatto. Lo dimostrerà anche salendo con una delegazione unica al Colle. Ma ci sono ragioni molto più pratiche per le quali Salvini non può “scaricare” l'alleato forzista per ascoltare le sirene pentastellate: prima di tutto sono troppe le amministrazioni in cui i due partiti governano insieme e in secondo luogo la Lega, per quanto in crescita, senza FI (e FdI) non è in grado di contrastare la forza elettorale del Movimento e un esecutivo con Di Maio si rivelerebbe con ogni probabilità un abbraccio mortale per Salvini.
Al contrario, il premier designato del Movimento rischia di vedere offuscate le sue… stelle se continuerà a fare la figura del bambino geloso dei suoi giocattoli. O, per dirla con Salvini, a scimmiottare Alberto Sordi e la celebre frase del Marchese del Grillo (sic!) “io so' io e voi nun siete” …niente. Di Maio si sta dimostrando irragionevole: se vuole davvero andare a Palazzo Chigi, l'unica soluzione praticabile è farlo con il centrodestra unito, e dunque con Berlusconi. Piaccia o no.
Quel che è certo, è che all'Italia serve un governo e serve presto. L'analisi, ribadita ieri a Napoli, del segretario della Cisl Annamaria Furlan è ampiamente condivisibile: “Il Paese non ha tempo da perdere“. Sono tante le emergenze che aspettano risposte rapide e concrete: lavoro, famiglia, sicurezza, immigrazione per citarne alcune. Per chi ha sempre detto di non volersi piegare ai giochi della politica ma di avere a cuore solo il bene comune e gli interessi della gente è giunta l'ora di dimostrarlo.