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Gli insegnamenti che ci ha lasciato San Massimiliano Kolbe

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Foto di Olivia Snow su Unsplash

San Massimiliano Kolbe, grazie al suo esempio di fede e di coraggio, è stato una delle figure più luminose della Chiesa cattolica. Quando penso a lui, mi sovviene sempre alla mente l’Ave Maria e la frase “l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!” che egli ha pronunciato, dopo una lunga agonia, nel campo di concentramento di Auschwitz in cui, alla vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, è stato ucciso dopo aver offerto la propria vita per salvare quella di Franciszek Gajowniczek, un giovane padre di famiglia il quale, grazie a questo nobile gesto, è riuscito a sopravvivere a quel luogo di morte.

Egli, durante tutto il suo Ministero, ha dato prova di grande spirito di prossimità ai bisognosi, nonché di una fede luminosa e radicata nel profondo. Dopo il noviziato è stato inviato a Roma, ove è stato ordinato sacerdote nell’aprile del 1918 e, negli anni tra le due guerre, con l’intento di “convertire tutti gli uomini per mezzo di Maria”, ha fondato la “Milizia dell’Immacolata”, un esempio di devozione che, ancora oggi, porta i suoi frutti, espletando la sua attività in 48 Paesi del mondo e annoverando tra le sue fila ben tre milioni di membri. Un ulteriore sintomo della sua operosità eccezionale si intravede a Varsavia e a Nagasaki dove, alcuni anni più tardi, ha creato la “Città dell’Immacolata” dove, stando accanto agli ultimi e ai sofferenti, seppur afflitto da una salute cagionevole, ha continuato instancabilmente il suo apostolato mariano.

Oggi, guardando alla figura di San Kolbe a 42 anni dalla sua canonizzazione avvenuta nel 1982 per opera di Papa Giovanni Paolo II, il suo esempio di pace è sempre più attuale. Egli, in un momento di guerra e sofferenza, ci ha insegnato il valore della carità e del dono per salvare gli indifesi. Tali principi, guardando all’Europa e al mondo in cui viviamo, hanno bisogno di essere riaffermati nel nome dell’amore per Dio e per i nostri fratelli. Così facendo, quel seme d’amore e santità gettato il 14 agosto 1941, potrà continuare a germogliare e dare i suoi frutti per migliorare le sorti di tutta l’umanità.

Giuseppe Mario Scalia: