Nel mondo, secondo gli ultimi dati disponibili, ci sono oltre 147 milioni di persone over 80, ovvero quasi il 2% della popolazione mondiale. Essi offrono un contributo inestimabile in vari settori della società, come ad esempio nel volontariato e nell’accudimento dei loro nipoti, a cui sono in grado di trasmettere valori fondamentali per la crescita e per la conoscenza del nostro passato, da cui potranno trarre ispirazione per affrontare le sfide future. Questi motivi, nell’ormai lontano 1990, con la risoluzione 45/106, hanno spinto l’Onu a dare vita alla “Giornata Internazionale delle persone anziane”, con l’obiettivo di ricordare a tutti l’importanza di uno sviluppo sostenibile e di una partecipazione a 360 gradi alla vita delle comunità di tutti i cittadini, ma soprattutto di coloro che stanno affrontando la Terza e la Quarta Età e le problematiche di salute e di tipo sociale ad esse correlate.
In questa giornata pertanto, ognuno di noi, ha il dovere improrogabile di impegnarsi affinché, ogni governo e istituzione, nazionale e sovranazionale, rafforzi la protezione dei diritti umani per coloro i quali sono più in là negli anni, con l’obiettivo di incentivare la solidarietà fra generazioni diverse e arginare così il crescente isolamento sociale che, in misura sempre maggiore, sta lambendo le fasce più anziane della popolazione. L’agenda 2030 delle Nazioni Unite, in molti dei suoi passaggi più rappresentativi, ha sottolineato che, lo sviluppo, guardando ad una maggiore sostenibilità, è realizzabile solamente se sarà in grado di includere ogni età. Coloro che stanno vivendo quella che i latini definivano “senectus”, racchiudono nella loro mente e nel loro cuore le radici e il futuro della nostra civiltà; pertanto, devono essere messi al centro della società e delle agende politiche mondiali. In qualità di cristiani, abbiamo il dovere di seguire l’esempio di prossimità alle fragilità che, ogni giorno, Papa Francesco ci dona: nessuno deve essere lasciato solo.