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La gentilezza: “arma” per contrastare i maltrattamenti degli anziani

Dobbiamo a loro la nostra stessa esistenza, le nostre radici, il nostro bagaglio di valori e tradizioni; da loro abbiamo ereditato beni materiali ma soprattutto una struttura morale e spirituale. Poi coloro che hanno il dono della fede, il più delle volte, lo hanno ricevuto dai loro genitori e dai loro nonni. Eppure mai come nella società di oggi gli anziani sono marginalizzati, nascosti, eliminati dalla quotidianità famigliare, colpiti più di altri da quella società dello scarto, denunciata da Papa Francesco, che misura tutto in termini di produttività e autosufficienza.

La Giornata mondiale contro i maltrattamenti degli anziani, indetta dalle Nazioni Unite, che si celebra ogni 15 giugno, sembra pertanto subire lo stesso oscuramento che ricade sulle questioni della terza età. Si tratta di un atteggiamento paradossale se consideriamo che viviamo nelle società più “vecchie” della storia dell’umanità, dove non si fanno più figli e le persone anziane superano di gran lunga quelle di età giovane, in particolare nell’opulento Occidente. Proprio perché incapaci di guardare con speranza al futuro neghiamo il nostro passato con un giovanilismo sterile che non è in grado di promuovere alcuna alleanza intergenerazionale.

In questa cornice, risuona l’appello dei geriatri italiani, lanciato in occasione della giornata indetta dall’Onu, volto a promuovere una campagna di sensibilizzazione sull’importanza della gentilezza come “arma” di prevenzione dei maltrattamenti sulle persone anziane. La Società italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) stima infatti che un anziano su tre è vittima di angherie, negligenza, maltrattamenti fisici e psicologici. L’iniziativa – riferisce la Sigg – prevede un evento formativo online, destinato a cittadini e operatori sanitari e sociali. In programma anche il lancio di due studi nazionali nelle Rsa per valutare il burnout del personale, i comportamenti potenzialmente inadeguati verso gli anziani e i modelli di segnalazione di sospette situazioni di maltrattamento.

I geriatri intendono aiutare sia gli operatori sanitari sia i familiari nella complessa e faticosa cura degli anziani. Secondo Andrea Ungar, presidente Sigg, oggi in Italia le persone che prestano assistenza agli anziani sono oltre 7 milioni e per il 30% si tratta di famigliari con impegno gravoso che pesa come un vero e proprio secondo lavoro, con più di 14 ore settimanali dedicate alla cura dei propri cari. Chi ne ha la disponibilità economica ricorre al privato con una spesa che in maggior parte grava direttamente sulle famiglie con una media annua di più di 10mila euro per oltre il 20% dei nuclei famigliari.

Al di là dei casi di vera e propria cattiveria gratuita e di colpevole negligenza, va detto quindi che le istituzioni non offrono i sostegni necessari a fornire prossimità e cura alle persone anziane più fragili. Non si tratta solo dei mezzi economici ma anche di una legislazione capace di offrire una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia. Oltretutto recenti studi hanno evidenziato come mostrare gentilezza ispiri gentilezza e aiuti a diffonderla per combattere i conflitti e prevenire gli abusi in generale. Sempre i geriatri italiani fanno notare poi che sulle persone anziane la gentilezza può avere un forte impatto anche terapeutico per il mantenimento della salute e del benessere non solo mentale ma anche fisico. Attivando la produzione di ossitocina – si legge nella nota della Sigg – l’ormone della felicità che allontana lo stress, la gentilezza contribuisce a proteggere la memoria, aiuta a combattere la depressione e contribuisce al calo della pressione sanguigna e del cortisolo. Al contrario, se chi assiste gli anziani è frustrato e stressato dall’onere assistenziale, il carico delle cure quotidiane finisce spesso per favorire l’esaurimento fisico ed emotivo, un nemico invisibile che induce a trascuratezza e ad azioni di abuso psicologico, fisico e finanziario.

Una carezza, una parola detta con il contatto visivo, l’ascolto disinteressato, una visita in più ad un padre o una madre soli possono davvero cambiare la qualità della vita e migliorare la salute psicofisica di un anziano. Infondo invecchiare è il più grande dono che può auspicare qualunque essere umano, custodire questo tesoro e i nostri cari è un compito che riguarda tutti noi.

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