Siete degli abili “gamer”? Potete candidarvi per lo studio in corso all’Università di Buffalo! I videogames sono prodotti informatici per l’intrattenimento, gestiti da un dispositivo elettronico che riproduce le immagini in un qualsiasi display e permette l’interazione tra uomo e macchina, al fine di creare avventure virtuali ed esperienze sensoriali.
Divenuti ormai fenomeni culturale di massa, quasi allo stesso livello di film per la qualità e la professionalità con cui vengono realizzati, i videogames rappresentano un medium unico per tipologia. La loro interfaccia, infatti, è unica e la loro capacità di creare interazione con l’essere umano li caratterizza come un vero e proprio intrattenimento di massa. Proprio per questo, i videogames attraggono una nutrita fascia di appassionati: dai bambini ai ragazzi ma anche dagli adulti agli anziani… Cosa che gli altri media non riescono a fare.
Un nuovo progetto statunitense si propone di studiare il cervello di alcuni gamer, con una lunga esperienza dietro lo schermo e un vasto archivio di successi, mentre stanno giocando su videogames di guerra, per poi studiarne sinapsi e capacità di reazione e convertirle, attraverso l’Intelligenza Artificiale, in capacità predittive, decisionali, reattive e proattive, nell’ottica del comando di una potenziale futura squadra di robot militari. Lo studio è già iniziato ed è stato finanziato dalla DARPA, l’agenzia del governo di Washington specializzata in progetti speciali in ambito militare e strategico.
Diversi ricercatori hanno sviluppato un gioco di strategia di guerra apposito, collegato a delle apparecchiature che, attraverso sensori neuronali ed elettroencefalogramma, rilevano particolari parametri, anche grazie ad un caschetto apposito posizionato sulla testa dei gamer. I dati così ottenuti verranno salvati, elaborati e sincronizzati con i movimenti dei loro occhi, le loro espressioni facciali e i movimenti del loro corpo, monitorati da telecamere ad alta velocità poste sull’intera postazione di gioco.
I ricercatori lavoreranno sui i dati immagazzinati ed elaborati per “addestrare” un sistema di Intelligenza Artificiale di ultimissima generazione. Attraverso questo sistema sarà possibile controllare e comandare, in simultanea, 250 robot, sia a terra che in volo, in ambienti sconosciuti e molto ostili e, soprattutto, in condizioni e scenari altamente imprevedibili. Lo scopo dei ricercatori è realizzare una “superintelligenza” in grado di coordinare azioni e strategie di massa e comandare i singoli robot, grazie ad una visione complessiva dell’intero sistema, in modo tale che, in un’operazione militare, ogni unità sappia sempre cosa fare e dove andare, ottenendo il miglior risultato con il minimo sforzo e la minima perdita di risorse.
“Gli esseri umani possono trovare strategie uniche e originali alle quali un computer potrebbe non arrivare mai. La maggior parte delle applicazioni pratiche dell’AI che vediamo oggi sono confinate ad ambienti deterministici, dove è relativamente facile prevedere l’evoluzione del sistema”, spiegano i ricercatori alla stampa. “Ma noi vogliamo studiare i comportamenti in un ambiente reale!“. In uno scenario di guerra, infatti, ciascuna unità sa che cosa deve fare e come muoversi, ma è il coordinamento centrale che fornisce indicazioni sulla direzione da seguire, che decide se è il momento giusto per attaccare il nemico o se è invece meglio ritirarsi, senza considerare l’incidenza di fattori esterni imprevedibili, come la scarsa visibilità dovuta al fumo o a un ostacolo che, improvvisamente, sbarra la strada alle truppe…
È proprio questa capacità decisionale, ma autonoma e automatizzata, che gli scienziati di Buffalo vogliono ricreare grazie all’Intelligenza Artificiale. Di sicuro, se una truppa sbaglierà un attacco o creerà danni collaterali, non sarà possibile premere il classico bottoncino per ricominciare la partita!