Le numerose guerre insensate che stanno mietendo molte vittime innocenti ad ogni latitudine del mondo devono farci riflettere sull’esigenza di promuovere una nuova cultura della pace e della fraternità, tra i popoli e i singoli, partendo dalla vita quotidiana di ognuno di noi. Purtroppo, da poco, l’umanità intera ha vissuto il nefasto anniversario dei mille giorni della guerra in Ucraina per cui, il mondo intero, e soprattutto l’Europa, è precipitata in una prospettiva di conflitto totale la quale, fino a tre anni fa, era totalmente impensabile e rischia di farci precipitare nell’abisso. Occorre ricordare che, lo strumento militare e la rapida risoluzione dei conflitti, non esistono ma, al contrario, la violenza richiama sempre altra violenza e, di conseguenza, occorre agire sempre mettendo al primo posto la pace.
Questo periodo, purtroppo, non ha rappresentato solo il ritorno di una retorica bellicista ma, soprattutto, ha rappresentato un vissuto drammatico per milioni di civili, fatto di morte e dolore le quali, si rifletteranno anche sulle future generazioni, creando spaccature tra popoli che, fino a poco tempo fa, vivevano rapporti improntati sul rispetto reciproco. Alla luce di questo, la società civile e i governanti di ogni Paese, devono pretendere ogni sforzo necessario affinché, la fraternità e la gentilezza, tornino ad albergare nei cuori delle genti e nelle relazioni diplomatiche tra i popoli facendo sì che, lo spettro della guerra, possa essere allontanando in maniera definitiva e non costituire una minaccia per i nostri figli.
Tutto ciò però deve partire dalla nostra quotidianità e dalle nostre famiglie. Abbiamo il compito di promuovere una cultura dell’ascolto e dell’altruismo nei confronti del nostro prossimo, evitando in ogni modo le discussioni e la violenza verbale, nonché promuovendo una cultura del bene e del dono. Inoltre, noi cattolici, dobbiamo valorizzare il dialogo interreligioso, elemento primario per un avvenire di pace e prosperità da cui, nessuno di noi, può in alcun modo prescindere.