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Francesco non riserva l’annuncio del Vangelo ai “professionisti della missione”

Come San Giovanni XXIII, Francesco si rivolge a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Sull’ampio sfondo della dottrina conciliare, inserisce “Apostolicam Actuositatem“. Cioè il decreto che tratta più da vicino della natura e degli ambiti dell’apostolato dei laici. Un documento che riafferma la vocazione cristiana all’apostolato. Per cui l’annuncio del Vangelo non è riservato ad alcuni “professionisti della missione”. Ma dovrebbe essere l’anelito profondo di tutti i fedeli laici. Chiamati, in virtù del loro battesimo, all’animazione cristiana delle realtà temporali. E anche alle opere di esplicita evangelizzazione. Di annuncio. E di santificazione degli uomini. Secondo Francesco questo insegnamento conciliare ha fatto crescere nella Chiesa la formazione dei laici. Che “tanti frutti ha già portato fino ad ora”.FrancescoMa il Vaticano II, come ogni Concilio, interpella ogni generazione di pastori e di laici. Perché è “un dono inestimabile dello Spirito Santo”. E “va accolto con gratitudine e senso di responsabilità”. Infatti, “va sempre di nuovo capito, assimilato e calato nella realtà tutto ciò che ci è stato donato dallo Spirito. E trasmesso dalla santa Madre
Chiesa”. Applicare il Concilio, portarlo nella vita quotidiana di ogni comunità cristiana. Era questa, per Francesco, l’ansia pastorale che ha sempre animato anche san Giovanni Paolo II. Da vescovo e da papa.

Francesco
Foto © Vatican Media

Durante il Grande Giubileo del 2000, Karol Wojtyla disse: “Una nuova stagione si apre dinanzi ai nostri occhi. E’ il tempo dell’ approfondimento degli insegnamenti conciliari. Il tempo della raccolta di quanto i padri conciliari seminarono. E la generazione di questi anni ha accudito e atteso. Il Concilio ecumenico Vaticano II è stato una vera profezia per la vita della Chiesa. Continuerà ad esserlo per molti anni del terzo millennio“. Parole scandite da san Giovanni Paolo II il 27 febbraio 200 nel discorso al convegno internazionale sull’attuazione del Concilio ecumenico Vaticano II. FrancescoSulla scia del suo predecessore polacco da lui canonizzato, Francesco esorta “pastori e fedeli laici”. Ad “avere nel cuore la stessa ansia di vivere. Attuare il Concilio. E portare al mondo la luce di Cristo”. Fin dall’inizio del suo pontificato Francesco ha ricreato molto dell’atmosfera di entusiasmo che si creò all’inizio del Vaticano II. Per una Chiesa che si metteva in movimento. E che abbandonava atteggiamenti ingessati nei secoli. Jorge Mario Bergoglio ha testimoniato lo stesso approccio in pandemia. “Da una crisi mai si esce come prima, mai. Usciamo migliori o usciamo peggiori”, avverte Francesco. Per questo “si deve fare la revisione di tutto”. Infatti, “i grandi valori vanno tradotti nella vita del momento”. E se uscire dalla pandemia “non ci avrà aperto gli occhi sui drammi del mondo, soprattutto quelli invisibili, l’uscita sarà un’altra sconfitta. E sarà peggiore“.

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