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E’ la profezia il linguaggio della Chiesa in uscita. Il dono di Francesco

La profezia di misericordia di papa Francesco riecheggia il carisma di don Tonino Bello. “Entrambi- spiega Antonio Onofrio Farinola- spronano a vivere una nuova stagione di fecondità spirituale. Ciò consiste nel non mimetizzare la forza profetica del Vangelo. E nel proporre il suo messaggio non come una innocua bandiera. Ma come un vessillo che supera le vuote stanchezze e libera dalle ritualità apatiche”. Etimologicamente si tratta della predizione di eventi futuri. E, in base alla definizione della Treccani, la profezia deriva da ispirazione divina. E come tale presente in tutta la storia delle religioni. Nel Vecchio Testamento, la profezia è annuncio della volontà di Jahvè. Manifestazione, attraverso un profeta, dei disegni divini e dei destini del popolo d’Israele. Nel cristianesimo, è carisma dello Spirito: dono della profezia.FrancescoLa profezia di Francesco è quella di una Chiesa che sa farsi ospedale da campo. Segno di speranza per l’umanità ferita del terzo millennio globalizzato. Secondo Pierangelo Sequeri il pontificato di Francesco segna “il passo deciso verso un nuovo stile di realizzazione della Chiesa e della sua missione alla luce del Vaticano II”. Un passo esigente che si confronta con le questioni che decidono del destino dell’umano e della Terra. Testimonianza nel tornante di un passaggio epocale. E che non può prescindere dalla fede di ogni credente e dal coinvolgimento attivo di tutto il popolo di Dio. Il Concilio tende ancora a mettere l’istituzione ecclesiale al centro. Papa, vescovo, parroco o comunità ecclesiale poco importa. Per Francesco la Chiesa non è che una delle facce di un poliedro irregolare. Tiene insieme anche altre prospettive e competenze. In quanto tale, ha un ruolo fecondo e prezioso da giocare. A condizione però di non preoccuparsi di essere al centro di tutto. Per Francesco i principi della fede non devono trasformarsi in motivo di conflitto e di contrapposizione all’interno della convivenza civile. Anzi possono e devono risultare “vivibili e appetibili” anche per gli altri. Francesco“Occorre motivare in profondità l’impegno per la giustizia e per la solidarietà. Nel maggior consenso e concordia possibili”, si legge nella prefazione all’Opera omnia del cardinale Carlo Maria Martini. Per questo è così evidente la lezione del Vaticano II nella predicazione di Francesco. L’atteggiamento nei confronti del mondo è lo stesso della “Gaudium et Spes”. L’evangelizzazione ha sempre lo stesso cuore, o meglio lo stesso obiettivo. Il percorso e gli strumenti cambiano nel tempo. Quindi si fa anche ricorso ai tweet nell’era dei social network. Ma il punto d’arrivo è sempre l’esperienza di un incontro personale con Gesù, che trasforma le relazioni con gli altri, con la società, con l’ambiente. È la meta a cui puntano gli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, con cui il papa ha profonda familiarità. E’ un percorso autenticamente mistico. Non per abbandonare il mondo e arrivare al settimo cielo. Ma per scoprire il mistero che si cela nella profondità di ciò che si vive ogni giorno. E infatti nella Laudato si’ Francesco scrive che l’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero.

Francesco
Foto © Vatican Media

Francesco offre una parola autenticamente profetica. Capace di sottolineare le sfide e la responsabilità di tutti e di ciascuno. Proprio la Laudato si’ ne è un ottimo esempio. Come conferma lo straordinario impatto che ha avuto, anche, se non soprattutto, al di fuori della Chiesa. Dialogo è un termine che ha caratterizzato profondamente il Concilio Vaticano II. Ed è al centro dei processi che Francesco vuole aprire. E dello stile che porta avanti. Estremamente significativa al riguardo è l’insistenza di papa Bergoglio sulla collegialità. E sulla sinodalità. Camminare insieme è una sua espressione ricorrente. Sia che parli ai leader del G20 o ai movimenti popolari. O ancora di più alla Chiesa nel suo insieme. Ed è quello che Francesco ha messo in pratica nei Sinodi. A cominciare da quelli sulla famiglia. Evidenziando che ci sono sempre punti di vista diversi. Bisogna cercare, infatti, spazi per ascoltare lo Spirito Santo. E per permettergli di operare in profondità.FrancescoIl Sinodo per Francesco non è un parlamento. Dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si occorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi. L’unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito Santo. Con coraggio apostolico, con umiltà evangelica e con orazione fiduciosa. In questa chiave va letto anche il Giubileo della Misericordia, che Francesco ha indetto esattamente a “sette settimane di anni” dalla chiusura del Vaticano II. A tutti gli effetti è un Giubileo del Concilio, di cui ha riaffermato il carattere di evento della storia della salvezza. Lo aveva già detto Giovanni Paolo II, proprio in vista del Giubileo del 2000. “Il Concilio Vaticano II costituisce un evento provvidenziale. Si tratta infatti di un Concilio simile ai precedenti. Eppure tanto diverso. Un Concilio concentrato sul mistero di Cristo e della sua Chiesa. Ed insieme aperto al mondo. Questa apertura è stata la risposta evangelica all’evoluzione recente del mondo” (Tertio Millennio Adveniente).

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