Per quanto riguarda il Sure, all’Italia è destinata la parte più consistente di questo fondo che l’Europa ha creato per sostenere la cassa integrazione. Questo perché tutti gli indicatori lasciano presagire un autunno difficile e, probabilmente, l’Italia avrà bisogno di mantenere la cassa integrazione per evitare una vera e propria emorragia di posti di lavoro. Questo perché rispetto ad altri Paesi, penso ad esempio al Belgio – terzo come quota percepita – che ha esteso politiche di sostegno ai lavoratori più consistenti, l’Italia si trova in una situazione in cui è apparso abbastanza evidente che quelle adottate fino a oggi siano state misure tampone. Sono state anche le imprese a dover coprire la cassa integrazione. Inoltre, questa manovra serve anche perché è stato annunciato il blocco dello stop dei licenziamenti. L’Europa si è quindi mossa tempestivamente.
Bisogna attendere il via libera abbastanza scontato del Consiglio europeo e poi questa misura, realisticamente, servirà all’Italia per affrontare un inverno in cui si vedranno di più gli effetti della pandemia e in cui ci sarà, come evidenziato dagli indicatori, un crollo del Pil molto consistente. E’ sbagliato, però, inquadrare in maniera isolata il fondo, da inserire invece in una serie di misure adottate dall’Europa. Ricordiamo che a metà ottobre, ad esempio, l’Italia dovrà presentare il suo piano per il Recovery Fund. Sono operazioni che vanno considerate in un quadro di insieme. La vera incognita è legata a come l’Italia gestirà questi fondi, perché quello che l’Europa aveva chiesto fino a oggi era di snellire le procedure, per poi far arrivare indirettamente queste risorse a chi ne ha bisogno. Ora, la vera domanda è se l’Italia riuscirà a rispondere a questa esigenza, predisponendo una struttura agile per garantire che questi soldi non vengano utilizzati male. Questa è l’incognita che accompagnerà l’autunno italiano.
Da dopo il via libera del Consiglio europeo, atteso per metà settembre, sostanzialmente i fondi verranno resi disponibili già a ottobre. Ci sono tempistiche tecniche ma non necessità di nuovi incontri. Le riunioni formali sono state fatte e, dopo l’ok, i Paesi potranno già attingere dal fondo. L’accelerazione c’è stata proprio per consentire all’Italia, che ha finito i soldi della cassa integrazione, di avere risorse fresche a partire già dall’autunno.
Per quanto riguarda il Mes, probabilmente è stata fatta un po’ di confusione. Il Mes serve sostanzialmente per coprire le spese sanitarie dirette e indirette. Ed è stato creato un tasso agevolato attorno allo 0,1%. E’ evidente che il Mes corrisponda alle risorse più immediate per tutto ciò che ha a che fare con gli investimenti. La dicitura “spese dirette e indirette”, è volutamente larga perché nello spazio sanitario diretto e indiretto si può inserire quel che si vuole. E i soldi del Mes sono quelli già disponibili. Per il Recovery fund, invece, bisognerà attendere l’anno prossimo.
La preoccupazione, e il Sure lo testimonia, è come arriverà l’Italia al momento in cui saranno fruibili i soldi del Recovery Fund. I prossimi mesi saranno quelli in cui si sentiranno di più gli effetti della crisi. Quindi, rispetto al Mes una decisione andrà presa. Il ministro Speranza, in alcune interviste, ha già detto che all’Italia servirebbero 20 miliardi nell’immediato. Attorno a questa misura si è creato un dibattito molto ampio ma, se per valutazione politica si rinuncia a prendere dei soldi, bisognerà fornire una motivazione in maniera molto concreta, andando oltre la giustificazione del semplice dibattito politico. Tanto più che ci sono settori dell’imprenditoria che premono e, per questo, nei prossimi mesi bisognerà capire quali soldi ci sono.