Il 12 e 13 maggio si è tenuta la seconda edizione degli Stati Generali della Natalità. Ospiti della kermesse sono stati esponenti dell’imprenditoria, dello spettacolo, della medicina, della politica, demografi e famiglie che si sono ritrovate per ricordare che da oltre 35 anni in Italia c’è un grossissimo problema di denatalità che comporterà gravi conseguenze al sistema sanitario, pensionistico, e della scuola, con effetti importanti anche sull’economia del paese.
La provocazione di questa edizione era ben chiara anche nel titolo: “Si può fare”; o meglio: si può ancora e si deve fare prima che sia troppo tardi. Se non raggiungeremo il 500.000 nati all’anno nei prossimi 10 anni, non riusciremo ad invertire la rotta, come il prof. Blangiardo, presidente ISTAT, ha sottolineato.
La situazione che vede il numero di figli per donna ferma a poco più di 1,2 non garantisce il ricambio generazionale. Da un paese che viveva e si gongolava di vivere di rendita contando ancora sugli allori del baby boom degli anni ’60 ci ritroviamo ad essere un paese che rischia di collassare a livello demografico. Come si è arrivati a questo? Quale è stata la causa? Superficialità? Pressapochismo? Gran parte dei motivi sono da ricercarsi in assenza di infrastrutture sociali adeguate a sostenere i nuclei familiari e il loro ciclo di vita. Mai come in questi anni sono fioriti i “bonus” – interventi a tempo determinato di sollievo temporaneo, ma che non sono certo portatori di fiducia per il futuro, per “metter su famiglia”.
Il Forum delle Associazioni Familiari ha sostenuto l’assegno unico universale, pur nella consapevolezza che sia da migliorare non solo in termini di finanziamento. Non manca nel Forum l’attenzione ad altri temi quali, ad esempio, la conciliazione famiglia-lavoro: è ben noto, dall’esperienza di altri paesi, che la natalità cresce con l’occupazione femminile e in Italia le donne sono ancora le più soggette al precariato. Occorre fare molto di più anche per i padri per permettere alle famiglie vere scelte lavorative.
Ma al fianco delle politiche è importante cambiare la narrazione sulla famiglia, abbiamo raccontato ai giovani le fatiche dell’essere famiglia. Abbiamo costruito un mondo in cui essere genitori è ostacolo ad ogni altro impegno, non solo alla carriera lavorativa ma spesso anche alla vita sociale e culturale. Eppure nonostante le diverse crisi vissute (crisi economica, pandemia, ora guerra) la famiglia continua ad essere l’unico sostegno nelle difficoltà. Sono i figli a motivare, un genitore non molla, si adatta, si priva di qualsiasi cosa pur di non togliere speranza ai propri figli. I figli sono la vera forza che può cambiare il mondo…ma ai nostri figli non lo raccontiamo e così temono il diventare genitori.
Il rischio più grosso è la povertà generativa, come papa Francesco ha affermato nella lettera di saluto all’apertura degli SGdN: “È la povertà generativa di chi fa lo sconto al desiderio di felicità che ha nel cuore, di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande. Sì, è una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta.”
Agli SGdN tutti si sono detti d’accordo sull’urgenza di far qualcosa per invertire la rotta e che “si può fare”. Ci vuole però coraggio e decisione da parte di tutti.
Cristina Riccardi, Vicepresidente Forum Famiglie