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Festa del riconoscimento: il ritorno alla luce dopo il buio della dipendenza

Foto © Apg23

Il giorno in cui la Chiesa, ricorda la memoria del primo martire Stefano, la Comunità Papa Giovanni XXIII celebra la Festa del Riconoscimento che, quest’anno, ha un sapore più particolare in quanto cade all’interno del centenario di don Oreste Benzi. E’ sempre stato un appuntamento importante sia per l’associazione, sia per tutte le persone che con noi fanno un cammino che li porta a mettere al centro della loro vita valori veri e non le sostanze di cui erano dipendenti.

Noi cerchiamo di trasmettere a queste persone ciò che il Servo di Dio don Oreste ci ha insegnato: non si cerca la felicità in una sostanza stupefacente, nell’alcol o nel gioco, sono cose effimere, ma in qualcuno: ossia Gesù. Terminare questo cammino con una celebrazione eucaristica, a cui prendono parte tutti i famigliari, gli operatori, è molto importante. Abbiamo un’opportunità in più per ricordare quanto sia fondamentale ogni anno questa tappa. Il centenario mette in evidenza la bella intuizione che ha avuto don Oreste, per noi è una festa indispensabile di cui riconosciamo il grande valore. Per essere felici è sufficiente incontrare Gesù e metterlo al centro della nostra vita: questa è un’esperienza che cerchiamo di proporre all’interno delle nostre comunità terapeutiche.

Le persone entrano oggi in comunità prevalentemente per problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol, spesso c’è una commistione e talvolta ciò favorisce il sorgere di una componente di carattere psichiatrico, che può anche essere determinata da danni neurologici permanenti.

Dall’esperienza delle nostre comunità è emerso che è abbastanza frequente che un abuso anche sporadico di sostanze ritenute droghe leggere possa portare a una sorta di overdose con delle crisi psicotiche immediate dalle quali con fatica si torna indietro. Non è raro entrare in contatto con famiglie i cui figli, giovani, che hanno incrociato alcolici, super alcolici e sostanze stupefacenti, si ritrovano in ospedale a causa di crisi psicotiche serie, con una degenza molto lunga e con terapie neurologiche da seguire per tamponare il danno. E’ una situazione seria e grave.

La festa del riconoscimento ha una nota di sottofondo che è la gioia e testimonia la felicità vera che viene data dalla consapevolezza e la forza di compiere un cammino comunitario per risollevare lo sguardo, uscire dal buio di una vita quasi distrutta e tornare alla luce. E’ il riconoscimento, non solo dei ragazzi che hanno finito il loro percorso, ma soprattutto dei famigliari che hanno vissuto delle ferite anche profonde. E’ una festa importante perché può essere occasione di risanare ferite con le famiglie di origine. Celebrare questo all’interno di un’Eucarestia è la parte più bella del messaggio che vogliamo trasmettere insieme.

Matteo Fadda: