La riflessione sul protagonismo femminile a seguito dell’elezione del Presidente della Repubblica aggiunge un nuovo capitolo alla sua narrazione. Tra i nomi dei vari candidati infatti sono emersi anche nomi di donne che occupano posti davvero di rilievo, senza che nessuno di questi venisse realmente preso in considerazione. Quali saranno stati i veri ostacoli che ne hanno impedito l’elezione? E di ostacoli che frenano o si frappongono tra i desiderata delle donne e la vita reale di tutti i giorni se ne trovano ovunque.
Durante uno dei collegamenti, una giornalista commentando l’esclusione della Presidente del Senato ha ironizzato dicendo: “… molto facile fare la retorica sul più donne… però poi, bisogna sostenerle queste donne”. Come non essere d’accordo con quella giornalista!
E allora, può bastare una legge per cambiare il mainstreaming? È sufficiente ripetere che l’obiettivo numero 5 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dichiara che per “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze si prevedono interventi atti a garantire piena ed effettiva partecipazione femminile, pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica”? Certamente è auspicabile che le buone intenzioni si trasformino in pratiche reali, tuttavia non possiamo non constatare come la presenza delle donne in ruoli apicali, eccezion fatta per pochi casi, appunto, resti ancora un traguardo faticoso da raggiungere stante ad esempio l’introduzione di alcune norme contenute nella Legge Golfo-Mosca del 2010 allo scopo di imporre una quota di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate.
E ancora, la proposta di modifica dell’articolo 83 comma 2 della Costituzione che chiede di garantire un maggior equilibrio di genere nell’elezione dei rappresentanti dei consigli regionali, norma che ad oggi come abbiamo visto non tutte le Regioni hanno recepito. Basta verificare ad esempio che tra i 58 delegati regionali solo 6 sono le donne (circa il 10%) e constatare che tra i Presidenti di Regione vi è ad oggi una sola donna. È chiaro allora che si deve fare di più. Dobbiamo fare di più.
Le aspirazioni delle donne, come degli uomini, si manifestano fin dall’infanzia; probabilmente all’inizio sembrano piccole cose o desideri o forse sono richieste così strampalate che strappano una risata e poi vengono dimenticate. É incoraggiando, dando fiducia e sostegno, che possiamo aiutare le nostre figlie a maturare la consapevolezza che possono riuscire a raggiungere traguardi ambiziosi, che permetteranno loro di occupare ruoli o ambiti in cui le donne sono ancora poco presenti o scarsamente rappresentate.
Ciò che ancora oggi preoccupa è il dover constatare come vi sia nei confronti delle donne una sorta di segregazione orizzontale e verticale, che ci confina in certi settori e ruoli da cui fatichiamo ad uscire, oppure impedisce o rende particolarmente oneroso, fino alla rinuncia, arrivare ad occupare ruoli dirigenziali soprattutto se si è già madri. A queste criticità si sono aggiunte quelle generate dalla pandemia sanitaria se è vero, come certificato dall’Istat, che oltre i 2/3 dei posti di lavoro andati in fumo nell’ultimo anno erano ricoperti da donne.
Ma poi arrivano anche giornate speciali, di quelle che aiutano a ritrovare la gioia per successi che seppur di altre hanno la capacità di far spazio a pensieri positivi, utili certamente soprattutto ad incoraggiare le nuove generazioni di ragazze a credere sempre più in loro stesse e a perseguire con tenacia le proprie aspirazioni. Ed è precisamente il 18 gennaio scorso che abbiamo conosciuto la neo Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola e Gabriella Palmieri Sandulli, nominata Presidente del Collegio di Garanzia del Coni e infine Speranza Scappucci che ha diretto per la prima volta l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano.
“Diventare” scrive Michelle Obama nel suo libro “richiede pazienza e rigore in parti uguali… significa non rinunciare mai all’idea che bisogna ancora crescere” e immagino che questo sia lo stesso spirito che ha animato anche le tre donne appena citate. E se non esistono prontuari, impegniamoci tutti per creare le condizioni perché la pari dignità nel lavoro come nella vita di ogni giorno diventi concreta realtà.
Stefania Ridolfi – Direttivo Forum Nazionale delle Associazioni Famigliari