“La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata- avverte papa Francesco-. Quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi-. Quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”. La famiglia è al centro della missione del magistero pontificio e della missione di Francesco. Amoris laetitia è l’esortazione apostolica del Papa sull’amore nella famiglia.
In nove capitoli e 325 paragrafi il Pontefice presenta le grandi sfide della famiglia nel mondo di oggi all’insegna della misericordia e dell’integrazione. Jorge Mario Bergoglia ricorda le tante sfide delle famiglie oggi. E cioè individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista. I cristiani “non possono rinunciare” a proporre il matrimonio “per essere alla moda” o per un complesso di inferiorità. Al contrario, lontani dalla “denuncia retorica” e dalle “trappole di lamenti auto-difensivi”, essi devono prospettare il sacramento matrimoniale. Attraverso una pastorale “positiva e accogliente”, la Chiesa indica “strade di felicità”, restando vicina alle persone fragili. Il matrimonio non è un ideale astratto da presentare puntando solo sul dovere della procreazione o su questioni dottrinali e bioetiche. Finendo per sembrare “un peso”, un ideale astratto, piuttosto che “un cammino di crescita e di realizzazione”. I cristiani sono chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”. Così come faceva Gesù che proponeva un ideale esigente, ma “restava anche vicino alle persone fragili“. Una società che abbandona i bambini e gli anziani “recide le sue radici e oscura il suo futuro”. La famiglia è il motore del mondo e della storia. “Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia. Crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle. Respirando il calore della casa – puntualizza il Pontefice-. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti. Lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale”.La vocazione della famiglia è legata all’inalienabile diritto alla vita. In quest’ottica, l’indissolubilità del matrimonio non va intesa come “un giogo”. E il sacramento non come “una ‘cosa’, un rito vuoto, una convenzione sociale”. Bensì “un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi”. Quanto alle “situazioni difficili ed alle famiglie ferite”, i pastori, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere. Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”. Da una parte, dunque, bisogna “esprimere con chiarezza la dottrina”. Dall’altra occorre evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni e della sofferenza dei singoli. Alla base ci sono il “grande valore della vita umana” e “l’inalienabile diritto alla vita del nascituro”. Ne deriva l’obbligo morale all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari. Oltre al diritto alla morte naturale e al fermo rifiuto alla pena capitale. L’amore familiare è fecondo, osserva Francesco. Non solo perché genera nuove vite, ma perché amplia l’orizzonte dell’esistenza, genera un mondo nuovo. “Ci fa credere, contro ogni disperazione e disfattismo, che una convivenza basata su rispetto e fiducia sia possibile”. Nella tutela della famiglia le istituzioni devono fare la loro parte. “E’ un cambio di rotta rispetto al passato”. Però “va affrontato in maniera importante e decisiva. Ci vuole coraggio“, osserva Alfredo Caltabiano. Il presidente dell’Associazione nazionale delle Famiglie numerose è intervenuto sull’ipotesi del governo di ridurre la tassazione per le famiglie con figli. “L’idea è positiva e allettante. Ma di fatto non c’è nessuna indicazione specifica su come verrà applicata e chi riguarderà”, evidenzia Caltabiano. E invece un tema così sensibile richiede programmazione. La famiglia, insegna papa Francesco, non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una “comunità di persone”. E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita. Soprattutto quella più fragile, più debole. La famiglia è il primo luogo dove “impariamo a comunicare“. Tornare a questo momento originario “ci può aiutare”. Sia a rendere la comunicazione più autentica e umana. Sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista.Secondo l’Associazione delle famiglie numerose, le misure probabilmente “riguarderanno pochi”. Nella situazione attuale, infatti, “mancano le disponibilità economiche“. E “magari le risorse saranno destinate ai nuovi nati all’interno di nuclei che hanno già figli”. E’ auspicabile, invece, che provvedimenti di questo tipo riguardino invece “anche chi i figli li ha già fatti“. Le famiglie numerose “oggi, più di tutte, vivono al di sotto della soglia di povertà”. Come ogni anno certifica l’Istat. “Aspettiamo che siano definiti i dettagli”, precisa il presidente dell’Associazione nazionale delle Famiglie numerose. Nella convinzione che il governo debba avere “il coraggio di fare delle scelte”. Proprio perché “le risorse a disposizione sono pochissime, togliendole da una parte e dirottandole su altro”. Bisogna, dunque, “scegliere se guardare al presente, al consenso elettorale”. O se “avere uno sguardo rivolto al futuro e ai figli”. Un’emergenza che unisce sfera civile e quella religiosa. L’indebolimento della famiglia, causato anche dal processo di secolarizzazione, richiede “l’impegno della Chiesa a perseverare nei programmi di formazione al matrimonio. Senza dimenticare il lavoro indispensabile con le nuove generazioni, per la loro formazione cristiana”.
Senza famiglia non c’è futuro
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