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Se l’Europa prende fischi per fiaschi

Si potrebbe prospettare uno scenario molto pericoloso per i vini italiani. Infatti, da un documento circolato al Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue è emersa la possibilità non solo di produrre vino dealcolato – ossia con un minore contenuto di alcol – ma si è prospettata anche la possibilità di farlo attraverso un particolare processo che prevederebbe l’aggiunta di acqua al vino con l’obiettivo di abbassarne la gradazione alcolica.

Il rischio è quello di andare a rovinare e alterare dei vini, una delle eccellenze del Made In Italy. Sembra proprio una grande sciocchezza. Il primo risultato della nostra presa di posizione è quello che l’Europa ha subito smentito la notizia, dicendo che non aveva intenzione di abbattere il grado alcolico o di mettere dell’acqua. Siamo sempre vigili su queste iniziative, soprattutto per tutelare le nostre produzioni e le nostre esportazioni che sono tra le prime al mondo, infatti, l’Italia è sia produttore sia esportatore di vini stupendi, collegati a dei disciplinari, ossia delle denominazioni di origine che hanno dei precisi protocolli che non possono scendere sotto una certa gradazione alcolica. La seconda cosa, che ci opprime, è il rischio di  mettere sotto scacco gli stessi consumatori, che magari non leggendo l’etichetta, corrono il rischio di ritrovarsi con prodotti annacquati e non certo quello per cui avevano speso dei soldi. Verrebbe quasi da ricordare la frase detta dal compianto Paolo Villaggio quando parlava della Corazzata Potemkin… In parte c’è una presa di posizione dell’Ue che fa parzialmente marcia indietro, ma noi vorremmo che questa direttiva fosse completamente cancellata e abbiamo fatto in modo di avvisare il governo e le istituzioni politiche a livello europeo per fare contrasto a una norma che penalizzerebbe una delle eccellenze italiane.

I consumi del vino, a causa della pandemia, ha subito dei pesanti contraccolpi soprattutto per la chiusura dei ristoranti che non hanno accolto i turisti che acquistavano il nostro vino. Ma da qui a dire che bisogna annacquarlo per recuperare fette di mercato, non ha molto senso… anzi ne ha pochissimo, è completamente sbagliato. Noi ipotizziamo e pensiamo che per far riprendere la nostra produzione non bisogna trovare scorciatoie, che si tradurrebbero in un danno.

Un danno non solo d’immagine, ma soprattutto economico per i viticoltori italiani che non producendo più prodotti di eccellenza, si ritroverebbero con un ulteriore calo di vendita. Ci opporremo con grande determinazione, questa proposta va ritirata nella maniera più assoluta. Potremmo dire che questa volta l’Ue ha preso fischi per fiaschi e noi, assolutamente, non brinderemo mai con vini di questa natura.

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