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Educare le nuove generazioni alla cultura della pace

Nel tradizionale discorso di fine d’anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto un discorso incentrato sui valori fondanti della Costituzione italiana che sono del tutto attuali, adesso e per il futuro delle giovani generazioni. Volendo cogliere l’elemento più caratterizzante dell’alto discorso di carattere etico del Presidente, ci soffermiamo sul suo richiamo alla necessità di promuovere una cultura della Pace.

Così le parole del Presidente: “La guerra – ogni guerra – genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti…. È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace. Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità. Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti.”

Dunque riemerge in questa fase della storia dell’umanità in modo aggressivo la legge del più forte e prepotente su chi è più arrendevole e più debole. Le vittime di milioni di uomini, donne, bambini della prima e seconda guerra mondiale non sono servite per fermare l’uomo nel suo desiderio di dominio assoluto. Lo scenario della prima fase del terzo millennio è contrassegnato da nuovi e vecchi dittatori che impongono la loro leadership sostituendo i modelli delle democrazie liberali che sono riassumibili nel giudizio di Winston Churchill: “La democrazia è la peggior forma di governo ma la migliore finora”.

Quindi, per conseguire la Pace non è sufficiente far tacere le armi, ma bisognerebbe educare alla Pace. Ma per coltivare la cultura della Pace nel sentimento delle nuove generazioni sarà mai possibile con le play station che utilizzano i nativi digitali, i nostri nipoti che si esercitano a sparare con manopole che orientano fucili, pistole lanciano bombe e missili? E i genitori che minimizzano nel dire che è solo un gioco! Ma non finiscono per alimentare una cultura di guerra? Di violenza nei gesti della vita di ogni giorno, nel linguaggio che si adopera?

Come fa un bambino che da anni si alimenta a giocare alla guerra, a vincere la gara a chi ammazza più nemici a capire che i conflitti non si devono risolvere solo con la guerra ma con il confronto, il dialogo, le argomentazioni delle proprie motivazioni? Serve convincerci da bambini che la pace significa prima vivere in pace con sé stessi, una pace dello spirito, e quindi vivere bene insieme agli altri, di qualunque etnia e religione. E poi da oltre un anno assistiamo a una guerra tra Ucraina e a Russia con popoli della stessa religione! Non si ha più capacità di rispettarsi, di riconoscere le ragioni dell’altro. Dovremmo essere consapevoli che la libertà degli altri completa la nostra libertà. Educare alla Pace significa non restare inerti di fronte alla crescita della violenza nella società.

Così il Presidente Mattarella: “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività, anche attraverso le accuse più gravi e infondate”.

La cultura della Pace come amalgama della società globalizzata fa parte dei Valori fondanti della Costituzione della Repubblica italiana come la difesa del Creato= Ambiente+ Persona che comporterebbe un’Ecologia integrale ed Etica ecologica, secondo i principi sviluppati nell’Enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco.

Si tratta, dunque, di leggere il discorso del Presidente Mattarella come una rivisitazione e trasmissione, in particolare ai giovani, del pensiero di un nuovo Umanesimo integrale che già è stato introdotto da filosofi come Maritain, Guitton, Mounier. Il Presidente Mattarella in sintesi in tutti i passaggi ha sviluppato il pensiero e l’attenzione di porre al centro la Persona e la sua Dignità. Ricordiamo che “la Persona è il luogo dove l’Essere si fa Parola”.

Questa cultura è forse l’unica in grado di opporsi a un eventuale e crescente anti Umanesimo, che sarebbe anche anti cristiano. Infatti con un anti-umanesimo, senza più valori etici, favorito dal Relativismo etico (ogni pensiero ha valore come il suo contrario, tutto diventa indistinto per un giovane che cresce in età e formazione).

Il Presidente Mattarella ha indicato nell’Intelligenza Artificiale la nuova tecnologia che determinerà un punto di svolta verso il cambiamento d’epoca previsto dagli studiosi tra 20/30 anni.

Noi, che per età anagrafica non potremo viverlo, pensiamo, in base agli studi più recenti e in coerenza con le riflessioni di Etica, Algoretica e Sostenibilità Finanziaria di studiosi, laici e religiosi, amici italiani di livello internazionale (Paolo Benanti, Luciano Floridi, Valeria Lazzaroli, Guido Perboli, Pasquale Aiello, Luca Peyron e altri) che se l’Intelligenza Artificiale si svilupperà senza un’adeguata regolamentazione e senza una tutela di valori etici fondanti dell’Uomo, allora la società digitale sarà costretta ad essere orientata verso un anti umanesimo e ancor più un Transumanesimo che non ammette l’idea stessa di Dio Creatore, ancor più di Gesù Cristo perché è l’Uomo che è  dio con l’enorme potere delle tecnologie e dei nuovi orizzonti prospettati ancora solo in parte dalle enormi potenzialità dell’Intelligenza Artificiale.

Noi con gli Studiosi citati e altri ancora non rifiutiamo il progresso della civiltà umana con le nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, ma vorremmo che sia l’uomo a guidare l’IA con senso critico e responsabilità etica. Dovrà essere la Persona al centro e alla guida dei nuovi straordinari processi nel cambiamento d’epoca, altrimenti il rischio, concreto, sarà che, senza responsabilità etica, con una deresponsabilizzazione guidata dall’IA per classi politiche e dirigenti, ci abitueremo agli orrori di guerre permanenti e a considerare l’uomo privo di valori e gli anziani ad essere considerati lo “scarto della Società”.

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