La sostenibilità, intesa a 360 °, è la sfida più grande del nostro tempo. Oggi, sempre di più, stiamo vedendo emergere nuove fragilità economiche e sociali. Per questo, sulla base dell’insegnamento di Papa Francesco, dobbiamo valorizzare uno sviluppo umano integrale, il quale deve essere in grado di tenere insieme dimensioni diverse. Mi riferisco in particolare alla dimensione relazionale, a quella spirituale e all’economia la quale, però, non può in alcun modo essere disgiunta dall’etica. Da ciò si evince che, di fronte alle povertà e alle diseguaglianze crescenti che il modello economico attuale sta producendo, serve un’economia illuminata in grado di mettere al centro la persona attraverso la cultura del dono e della fiducia reciproca.
Guardando alle aree del Sud del nostro paese, in cui ho la fortuna di vivere, mi rendo conto sempre di più che, per fare comunità e per dare risposte a coloro che non ce la fanno, serve guardare all’economia come a una forma di cittadinanza attiva, nell’ottica della solidarietà e della sussidiarietà le quali, senza se e senza ma, devono essere il prisma con cui guardare le sfide del futuro. La mia mente corre ai più fragili: nessuno può e deve essere lasciato solo di fronte alle sfide del nostro futuro. L’Io deve lasciare spazio al noi e, ogni cittadino, insieme alle istituzioni, ha il dovere di tendere la mano verso chi sta vivendo delle difficoltà. Se saremo in grado di fare ciò, l’economia sociale e la fraternità, diventeranno i presupposti fondamentali di ogni sviluppo futuro che partirà dalle aree del nostro paese, fino ad oggi, ritenute periferiche ma che, in realtà, racchiudono una grande ricchezza morale e umana la quale aspetta solo di potersi esprimere.