“Hanno tutti ragione” si intitola un romanzo del regista premio Oscar, Paolo Sorrentino. Anche nella scienza hanno tutti ragione? No, il fatto è che la scienza non può diventare spettacolo ma la nostra è ormai in larga misura diventata società dello spettacolo in cui il metro di giudizio è la quantità di followers o la notorietà televisiva comunque acquisita. Concetti questi accettati da tutti, inclusi qualificati esperti che non riescono a sottrarsi a piccole vanità.
Ma arrivando al nocciolo del problema, la ricaduta più importante e paradossale di questa “infodemia” (epidemia dell’informazione, mai termine applicato alla Covid fu più calzante) è proprio la sfiducia nella scienza. Il paradosso consiste nel fatto che in questi due anni tanto abbiamo appreso sulla prevenzione, sul trattamento, sull’epidemiologia del Covid. Ma altrettanto gravemente siamo inciampati sull’applicazione sociale degli strumenti. Dei vaccini, degli antivirali, del distanziamento sociale, delle mascherine facciali e così via. O meglio, siamo inciampati sulla comunicazione, chiara e univoca, delle direttive d’impiego di questi strumenti.
Le conseguenze della infodemia (eccesso di informazioni non vagliate) ai tempi di Omicron sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Alcuni esempi. Abbiamo acquistato 600mila cicli di terapia con antivirali da usare a domicilio. E ne abbiamo usati meno di 60mila. Così che ora corriamo il rischio concreto che vengano a scadenza. E intanto, non si sa perché, si continuano a prescrivere a domicilio tachipirina e antibiotici. Altro esempio: vi è un diffuso scetticismo nella popolazione ad assumere la 3° dose aggiuntiva/booster. Questo di fronte a dati nazionali, precisi e puntuali, che documentano che la 3° dose di vaccino riduce dell’86% il rischio di incorrere in forme di malattia grave e di 7 volte il rischio di decesso. Nel frattempo continuiamo a contare un centinaio di decessi al giorno. E appunto riguardo alle pubblicazioni realizzate e al confronto col diabete, è utile rimarcare che in due anni, il Covid 19 ha raggiunto un quarto delle pubblicazioni fatte sul diabete in un lunghissimo periodo. Luglio 2022 ha segnato l’ennesimo ritorno della Covid-19 (si noti che 19 sta a indicare l’anno della sua comparsa).
Ritorno annunciato con forti squilli di tromba da tutti i media, della carta stampata, della televisione, della Rete. E pensare che dopo la fiammata di gennaio (legata all’avvento della nuova variante Omicron) la pandemia di Covid era finita nei notiziari in seconda, terza fila. A seguito del lento declinare fra febbraio e giugno. Complice lo scoppio della guerra d’invasione della Russia in Ucraina. Complice l’allarme dell’inflazione che dopo anni di quiete aveva rialzato la testa. Il nostro sentimento, guidato dai media, aveva deciso che il problema era ormai alle spalle, che si poteva finalmente “tornare al mondo di prima”. Non è stato così.