Il termine salute deriva dal latino “salus” e significa salvezza, integrità e incolumità. Da ciò ne deriva che, il diritto alla salute, ha una valenza universale e, di conseguenza, deve essere garantito ad ogni cittadino, come peraltro prescrive anche la nostra Costituzione che, all’articolo 32, sottolinea che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Nonostante ciò, anche a causa delle difficoltà economiche di carattere generale che stiamo vivendo, la garanzia della fruizione di questo diritto da parte di tutti è sempre più difficile. A riprova di questo, i dati della sorveglianza “Passi d’Argento”, resi noti dall’ISS, hanno evidenziato che, nel biennio 2022 2023, il 18% degli ultrasessantacinquenni residenti in Italia, corrispondenti a 2,6 milioni di persone, si sono trovati a dover rinunciare a un esame diagnostico o a una visita medica a causa delle liste d’attesa molto lunghe, per i costi eccessivi o per difficoltà logistiche e sopravvenute.
Questi dati, nella loro gravità, devono farci riflettere. È inammissibile che, coloro che si trovano in condizioni di svantaggio economico, debbano rinunciare alle cure oppure, dopo sacrifici immani, fare ricorso a prestazioni a pagamento in strutture private. In Italia, fin dalla sua istituzione avvenuta con la legge 833 del 1978, il Servizio Sanitario Nazionale, ha sempre rappresentato un modello di welfare e tutela della salute da cui, molti Paesi esteri, traevano ispirazione ma purtroppo, ad oggi, seppur con molte peculiarità positive ed eccellenze, non è più così a causa delle crescenti difficoltà economiche.
Occorre quindi che, tutti gli attori istituzionali coinvolti, si adoperino con vigore per attuare il diritto alla salute e la sua fruizione ad ogni latitudine del Paese e senza differenze territoriali. I principi fondamentali a cui, senza se e senza ma, ogni decisore politico deve tornare a ispirarsi, sono quelli della copertura universale delle cure, per la globalità delle prestazioni erogate, dell’uguaglianza dei trattamenti sanitari dei cittadini, dell’equità del finanziamento alle strutture sanitarie e della gestione unica in capo al settore pubblico. Così facendo, ogni persona, potrà finalmente tornare a fruire in maniera democratica di questo diritto costituzionalmente garantito a cui, in nessun modo, si può abdicare.