Le difficoltà che ci circondano non bastano? Invece di consolare, perché Gesù dipinge un intero programma di difficoltà e problemi – per i suoi ascoltatori, per le persone delle epoche successive e per noi? C’è un metodo nascosto per impostare le cose in questo modo?
Ci sono due modi di vivere le difficoltà o di prepararsi ad affrontarle. Il primo è fingere che non esistano, sminuirle, relativizzarne la gravità. Il secondo è quello di individuarle e definirle bene, inserendole in una giusta prospettiva positiva. Ed è qui che spesso sorge il problema.
Le difficoltà, soprattutto quelle particolarmente dolorose e durature, possono togliere la speranza. Indebolendo la nostra resilienza, la nostra capacità di reagire in modo adeguato, possono portare alla frustrazione o alla disperazione. Va detto che oggi non sappiamo come superare le difficoltà. Siamo troppo comodi o troppo deboli. Ci spaventiamo e ci scoraggiamo troppo in fretta. Le cause sono molteplici, ma anche le conseguenze sono di vasta portata. Diventiamo troppo morbidi, nervosi e, di conseguenza, incapaci di ottenere qualcosa. Questa è un’ulteriore fonte di frustrazione. Dopo tutto, solo ciò che costa ha valore!
Pertanto, scegliamo di evitare o di sottovalutare le difficoltà. Se ci riusciamo, vogliamo respingerli o aggirarli in qualche modo. Però questo non è una soluzione, ma piuttosto il contrario: prima o poi, le difficoltà irrisolte torneranno – tanto più dolorosamente quanto meno le abbiamo prese sul serio.
Per questo – per fortuna – il Signore Gesù insegna chiaramente che le difficoltà – soprattutto quelle escatologiche, finali, che stiamo vivendo oggi in modo particolarmente drastico ed amaro che trovano eco nel Vangelo di oggi – sono solo un momento transitorio, un episodio. Infatti, l’evento pasquale rende tutte le difficoltà della vita umana, comprese quelle più grandi, come la sofferenza e la morte, qualcosa di puramente transitorio (cioè pasquale). Per il cristiano, quindi, non esistono difficoltà invalicabili. Almeno non dovrebbero essercene. In tutte, il momento glorioso dell’incontro con il Signore Gesù si avvicina; in tutte, Egli è presente, veglia, rafforza, ispira, aiuta.
Lo possiamo e dobbiamo sentire in ogni momento escatologico nella nostra vita. A volte non dobbiamo aspettare i terremoti e le guerre nel nostro paese. Sono i momenti che sembrano di condurre al nostro fine: il passare del tempo, il corpo che invecchia, le cose che non si riescono a fare, la speranza che viene meno, la cattiveria degli altri. Quanto facile fuggire, rassegnarsi, sottomettersi! La consolazione, ossia la promessa di Gesù è chiara. Tanto chiara che sembra impossibile. La traduce in modo mistico Santa Madre Teresa di Calcutta nelle parole semplici ma tanto vere, con cui ognuna (ed ognuno) possono facilmente identificarsi trovando la speranza e determinazione che forse si stanno perdendo:
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni…
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea d’arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!