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Donne e madri seguendo Santa Brigida

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Sentiamo il dovere-piacere di contribuire alla riflessione sulla donna ed i sui ruoli, testimoniando del nostro amore per santa Brigida e per la sua esemplarità religiosa e civile. Nella tradizione pedagogica si usa esortare le persone di buon senso a seguire gli esempi belli, le virtù, coloro che di sé hanno lasciato una traccia positiva: tutto questo per una tensione naturale che ci dovrebbe spingere sempre a dare il meglio di noi e ad attingere alle fonti della bontà che zampillano spontaneamente nel mondo per rigenerare le nostre forze.

Il calendario ci suggerisce ogni giorno l’esempio di un santo che a suo modo si è distinto in questa direzione: tra tanti santi ci sono anche alcune donne sante che svettano per la loro luminosità perenne. Noi ci inginocchiamo, e le chiediamo ispirazione ed energia e coraggio, ad una donna svedese, venerata da cattolici e figli della riforma luterana, Brigida di Svezia. Una santa scandinava che trascorse gli ultimi 24 anni della sua vita nella città di Roma, la Roma di Cola di Rienzo e dell’assenza del Papa “esule volontario” ad Avignone.

Questa donna scandinava vissuta nel basso Medio Evo racchiuse in sé aspetti che potremmo definire di una modernità strabiliante, o, più appropriatamente, di provvidenziale guida per tutte le donne di ogni epoca: fu sposa esemplare, madre appassionata di 8 figli, figura di riferimento per le corti reali di Svezia e d’Europa, donna studiosa, socievole e caritatevole. Come donne la sentiamo semplicemente buona e luminosa.

All’indomani della sua morte avvenuta a Roma il 23 luglio del 1373, le sue virtù erano già così affermate e riconosciute che Bonifacio IX, nel 1391, la canonizzò. Alcuni secoli più tardi, e chi può negare una santa ispirazione di quel Papa, nel 1999, Giovanni Paolo II la proclamò compatrona d’Europa scrivendo nel suo Motu proprio: “Indicandola come compatrona d’Europa, intendo far sì che la sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e soprattutto all’alta e impegnativa vocazione di formare una famiglia cristiana“.

Nata nel 1303 a Finsta, in Svezia appunto, a 12 anni rimase orfana della madre e nel 1316 sposò il giovane nobile Ulf Gudmarsson con il quale ebbe otto figli per i quali si spese onde fornire loro educazione e formazione: le biografie di Brigida ci raccontano anche che uno di questi figli, per le sue intemperanze giovanile, diede non poca pena alla santa. Un’altra figlia, invece, fu la sua grande consolazione divenendo essa stessa santa col nome di Caterina.

Brigida madre teneva insieme il suo ruolo pubblico e i suoi doveri familiari: ripensiamoci, oggi, quando si percepisce come “eroico” il convivere della maternità con l’impegno lavorativo e a volte istituzionale. Brigida anticipò i tempi.

La sua vita andrebbe riletta ora per ora, ad accompagnarci nelle nostre libere scelte ed allora guardiamola nella conduzione della vita coniugale mentre condivide insieme allo sposo lo studio della Sacra Scrittura che diventava così centro della sua vita e del modo di affrontarla; guardiamola mentre esercita la sua pedagogia nei confronti della giovanissima regina perché assumesse uno stile di vita più consono al suo stato e improntato a sobrietà; guardiamola, quando non esita a rinunciare alla sua carica e a ritornare a svolgere a tempo pieno il suo ruolo di madre.

E guardiamola nella prospettiva della inclinazione che i biografi definiscono “politica”, temprata dalla frequentazione della casa reale e dalla conoscenza ravvicinata dei problemi di Stato, nonché dalla vita condivisa con un marito che era Consigliere di Stato. Con Ulf viaggiò molto in Europa e anche fuori di essa, mossa per lo più da motivazioni religiose (non dimentichiamo il fascino che suscitava il pellegrinaggio in epoca medievale): per questo si spese per la pace là dove abbondavano lotte e guerre, in Francia e Inghilterra soprattutto. In questo era ovviamente agevolata dal suo rango nobiliare che le permetteva di incontrare i maggiorenti di quelle nazioni. Ai sovrani e governanti dispensò molti consigli, oltre a moniti a volte anche crudi contro le ingiustizie che commettevano a danno dei loro sudditi.

Nel libro delle Rivelazioni (forte fu infatti l’influenza mistica dei suoi colloqui con il Santissimo Salvatore) si legge una illuminante pagina indirizzata a un generale, tale Gomez d’Albornoz: egli dovrà innanzitutto restituire il mal tolto che è una pecca simile a “veleno mortale”, non dovrà imporre nuove tasse ai sudditi ed assicurare al popolo quei privilegi “che furono concessi in passato da giusti legislatori”; non dovrà fare guerra se non in difesa, protezione e aiuto di coloro che sono ingiustamente oppressi; dovrà bene amministrare i beni a lui affidati, non accumulando denaro per i figli, contentarsi di una vita decente e, inoltre, rispettare la morale e accostarsi spesso ai sacramenti. Potrebbero essere, pacificamente, esortazioni valide per i nostri rappresentanti politici, anche se stentiamo ad individuare chi oggi abbia il coraggio di richiamarli al rispetto sostanziale della Costituzione e della democrazia.

A Roma, dove approdò per certo in adempimento di un’ispirazione missionaria, si spese per il ritorno del Papa da Avignone e soccorse i poveri e gli innumerevoli mendicanti. Roma era infatti in uno stato pietoso: sporcizia e povertà (Dio ci perdoni per i nostri cattivi pensieri sull’attualità) dilagavano ovunque, prostituzione e immoralità erano sotto lo sguardo di ogni pellegrino che vi arrivava per il Giubileo del 1350 (in assenza del Papa), le chiese, spesso diroccate, ospitavano pecore e animali che brucavano l’erba che vi cresceva. Finalmente nell’autunno del 1367, con sommo gaudio della popolazione, il pontefice Urbano V fece ritorno a Roma, dove Brigida lo incontrò esortandolo a non ritornare ad Avignone, pena l’arrivarci sì in quella città ma solo per morirci: cosa che puntualmente avvenne due anni dopo visto che il papa non volle fermarsi nella Città Eterna preferendo ritornare in Francia.

In tutto questo la fama della carità della dama svedese si diffuse nel popolo romano, soprattutto in quei poveri che intorno al palazzo della Cancelleria e fuori dalle chiese la trovavano a elemosinare per poterli poi sfamare con cibo e qualche spicciolo.
Su questo punto intendiamo soffermarci: che la santità è immune da sentimenti di discriminazione. Santa Brigida si rivolgeva ai Papi ed ai Re con la stessa naturalezza ed immediatezza con cui incontrava i poveri e l’umanità intera. Ci viene in mente, e come non potrebbe essere, l’eguale santità di madre Teresa!

Ebbene, questa santa ci affascina, ci suscita ammirazione e grande affetto per il suo essere stata straordinaria in mezzo alle occupazioni e mansioni quotidiane di una semplice donna come tutte: come sposa, madre, politica e donna di grande fede: vorremmo esserne degne nel nostro impegno di vita, vorremmo che il suo esempio contagiasse il mondo delle donne, madri e sostegno della società civile, nella famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale e politico.

Daniela Anessi e Ilaria Diotallevi: