“Una persona che pensa solo a costruire muri, e non ponti, non è cristiana”. Papa Francesco lo ha detto tante volte negli ultimi tempi per sollecitare politiche di accoglienza per migranti e rifugiati che fuggono da guerre, fame e persecuzioni. Lo ha ribadito anche nei mesi scorsi quando il neo presidente degli Usa, il repubblicano Donald Trump, in piena campagna elettorale per la corsa alla Casa Bianca si espresse in maniera piuttosto plateale e provocatoria a favore del “potenziamento” del muro che divide il Messico dagli Usa per allontanare ancora di più i due Paesi ed impedire ulteriori arrivi dei vicini messicani.
La frase dell’argentino Jorge Mario Bergoglio (che da religioso gesuita, da vescovo e da cardinale di Buenos Aires non era mai stato negli Stati Uniti) arrivò subito alle orecchie di Trump che, a stretto giro, rispose a muso duro accusando – poco elegantemente – il Pontefice di non avere “competenze” politiche per poter esprimersi su tematiche come la gestione dei flussi migratori. Parole dure come pietre per le quali Trump fu subito travolto da valanghe di critiche, specialmente da parte del mondo cattolico, al punto che, consigliato dai suoi collaboratori preoccupati di perdere i consensi dei cattolici nel voto di novembre, fu costretto ad emettere un comunicato “riparatore” nel quale assicurava di essere un “fedele difensore dei valori cristiani” e di nutrire per il Papa “sincera ammirazione”.
Ma al di là dei buoni propositi professati da Trump dopo la gaffes sulla presunta incompetenza politica di papa Bergoglio, la polemica fu la chiara dimostrazione di quanto distante erano allora (ma non è da escludere che ancora lo siano) le posizioni politiche, sociali e umane tra il nuovo inquilino della Casa Bianca ed il Pontefice. Distanze legate non solo sulle immigrazioni, ma su quasi tutto ruota intorno alla figura del plurimiliardario americano che quasi a sorpresa ha clamorosamente battuto Hillary Clinton, a partire dal suo stile di vita non certo in sintonia con i valori della morale cattolica. Il ricco repubblicano che – anche prima della sua discesa nell’agone politico – ha sempre dato l’impressione di essere lontano anni luce dai valori della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Come non è da escludere che con altrettanta fatica segua gli insegnamenti pastorali di un Papa che, non a caso, ha scelto di chiamarsi Francesco come segno distintivo della sua scelta preferenziale dei poveri, vicini agli ultimi ed ai bisognosi, agli ammalati, agli esclusi, come il Poverello di Assisi. Un Papa che invece di costruire muri, come vorrebbe il nuovo presidente degli Usa, invita insistentemente “ogni persona di buona volontà” a dare una mano concreta a chi vive nel bisogno senza più muri sia in Europa che in America.
Riuscirà Trump, ora da presidente degli Usa, a cercare di mettersi in sintonia con il sentire del Papa di Roma e con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, a partire dall’aiuto ai poveri, dalla morale sessuale, dal rispetto per le donne, dalla lotta alle disuguaglianze sociali, al razzismo, all’antisemitismo? Capirà, Trump, nella sua veste di uomo più potente del mondo, che la guerra va ripudiata, che la pena di morte va abolita, che il dialogo (religioso, politico, sociale…) è l’essenza dei rapporti umani, che chi chiede di essere aiutato non va respinto, proprio sulla base di quanto sta insistentemente predicando il Pontefice?
L’interrogativo è d’obbligo. Forse a questo punto, sarebbe bene per Trump che qualcuno del suo entourage gli facesse notare che la Conferenza episcopale Usa, proprio in vista delle elezioni, ha pubblicato un documento intitolato “Forming Consciences for Fatithful Citizenship” per aiutare i fedeli ad affrontare la difficile sfida presidenziale sulla base dei contenuti sensibili agli insegnamenti della gerarchia cattolica. Senza indicare, naturalmente, preferenze tra i candidati, i vescovi americani hanno messo sinteticamente in fila gli insegnamenti della Chiesa sulle questioni cruciali in gioco, come la disuguaglianza economica, la povertà, le migrazioni, la pace, i temi della vita, il no all’aborto, e quelli sociali come il lavoro, la scuola, la difesa della famiglia formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio. Temi che il sedicente cristiano Donald Trump farebbe bene a conoscere un po’ meglio.