E’ indubbio che la pandemia COVID-19, con il suo carico di contagi, morti e dolore, ha profondamente segnato le nostre vite nel corso di questi due ultimi anni, facendoci toccare con mano quanto l’umanità tutta sia indifesa nei confronti di un invisibile virus. Soprattutto questa pandemia ha scosso le nostre certezze e, in modo prepotente, ha riportato alla memoria dell’uomo del terzo millennio fantasmi e paure che si ritenevano appartenere ormai a tempi antichi. Questo scenario così buio è stato rischiarato da una luce potente rappresentata dalla scienza che, con le sue scoperte avvenute in modo rapido e puntuale e, prima fra tutte quella di un efficace vaccino, ha dimostrato che l’uomo è in grado di fronteggiare e speriamo a breve vincere, tutte le sfide che questa pandemia con prepotenza ci ha lanciato.
In questi quasi due anni di dolore e paura, la Chiesa è stata costantemente vicina alle persone che hanno sofferto e ancora soffrono a causa della pandemia. E’ negli occhi e nei cuori di tutti noi l’immagine di Papa Francesco, in una piazza San Pietro inusitatamente deserta e buia sotto una pioggia battente, pregare il Crocefisso ligneo, oggetto di una antica e genuina fede di popolo ed impartire la benedizione urbi et orbi per la fine della pandemia. Oggi la situazione epidemiologica è molto migliorata rispetto a quel giorno di fine marzo 2020, anche se purtroppo la pandemia è ancora tra noi e non se ne intravede una rapida conclusione.
Come avveniva in passato per altre devastanti epidemie, come quelle causate da peste, colera e vaiolo (solo per citare quelle maggiori), Papa Francesco ha nuovamente invocato la Madonna per la protezione dell’umanità nei confronti della pandemia COVID-19. Nei secoli infatti la Vergine Maria è stata ispirazione e forza dei popoli nella prova, che si manifesta nell’invocazione e nella preghiera quando più grave ed imminente è il pericolo. Questo è periodicamente avvenuto nella storia dell’umanità in occasione di epidemie, di cataclismi naturali come pure di eventi bellici. Qui ricordo che la Madonna è stata invocata per la battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571 e che l’effige e la scritta “S. Maria succurre miseris” era issata sulla nave ammiraglia Real. Il Papa S. Pio V nel 1572, a seguito della vittoria, ha istituito la festa di Santa Maria della Vittoria, in seguito trasformata da Papa Gregorio XIII in Madonna del Rosario, così da perdere l’iniziale connotazione legata all’evento bellico e la cui devozione è ancora viva oggi attraverso la recita del rosario. Fino a non molti anni fa la recita del rosario, come espressione della fede mariana, era devotamente recitato nelle famiglie italiane alla sera come atto di riconoscenza della giornata trascorsa e come luce per le tenebre della notte.
Come genovese poi non posso non ricordare la devozione alla Madonna che tradizionalmente è presente da secoli nella città di Genova. Questa devozione ha origini lontane. Nel marzo 1637 la Repubblica di Genova ha eletto la Vergine a propria Regina e si è posta sotto la Sua protezione e la corona regale attribuita alla Madonna è espressione della totale sudditanza della Repubblica di Genova alla Vergine Maria. Del resto, questo atto al tempo stesso politico e devozionale non è rimasto fine a se stesso. Possiamo qui ricordare che ancora oggi si contano nel centro storico della città un numero rilevante di edicole (chiamate “Madonnette”) che ben testimoniano questa intensa devozione e che ricordano al passante la Vergine Maria.
Se poi mi è consentito un personale ricordo, la devozione nei confronti della Madonna della Guardia, il cui santuario è sulle colline di Genova, mi è stata trasmessa, direi instillata, da mia madre che era di antica famiglia ligure. Del resto “andare alla Guardia” in pellegrinaggio, ascendendo a piedi al santuario posto su una collina alle spalle di Genova è profondamente radicato nella tradizione della città come ringraziamento o per sciogliere un voto.
Oggi, nel pieno di questa lunga e dolorosa pandemia COVID-19, affidarsi con la preghiera alla Madonna è consolazione e speranza per una rapida conclusione senza per questo perdere la fiducia nella scienza che tanto ci ha dato in questi anni e soprattutto, come è stato autorevolmente ribadito dalla Chiesa, senza sottrarsi alla vaccinazione come scelta responsabile per proteggere se stessi e gli altri.