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Tutti i danni per l’economia a causa della limitazione dei viaggi

Le nuove misure restrittive hanno fermato i programmi di viaggio degli italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’annuncio dell’entrata in vigore del nuovo DPCM.

Una decisione pesante per la mobilità che riguarda anche il primo lungo weekend primaverile di festa che tradizionalmente rappresenta anche l’occasione per le consuete gite fuori porta di Pasqua e Pasquetta.

Ma ancora più del nuovo DPCM in sé, potrebbero risultare determinanti i numeri della nuova ondata che stanno portando buona parte dei territori a colorarsi di rosso, con tutte le limitazioni che ne conseguono.

Per Pasqua sono quasi 4 milioni gli italiani che tradizionalmente si mettevano in viaggio durante la ricorrenza per raggiungere parenti, amici o per fare una vacanza, prima dell’emergenza Covid. Senza contare il flusso di turisti e visitatori provenienti da altri paesi. Ad oggi non possiamo sapere quante regioni, quante province, quanti comuni saranno classificati in rosso, in arancione scuro, in arancione, in giallo o in bianco.

Quello che sappiamo è l’effetto che i lockdown e le restrizioni hanno provocato nel corso del 2020, con oltre 40 miliardi di perdita di fatturato nel sistema della ristorazione, dell’ospitalità, degli agriturismi, etc., con oltre 11,5 miliardi di minori vendite di prodotti agrolimentari.

Il significato della Santa Pasqua va sicuramente oltre gli aspetti economici o ricreativi e un momento di riflessione, di rielaborazione delle tante cose avvenute negli ultimi mesi, del significato della Pasqua, è opportuno. Ma se non di solo pane vive l’uomo, senza il pane, senza un lavoro, senza poter portare avanti l’attività ed i progetti di una vita, tutto diventa più difficile.

Prendiamo ad esempio l’agriturismo, ma potrebbe valere per tante altre attività agricole e non. La Pasqua è un appuntamento importante che segna tradizionalmente l’inizio della stagione per molti degli 24mila agriturismi italiani che sono stati duramente colpiti dall’emergenza Covid con perdite che hanno raggiunto 1,2 miliardi di euro. A rischio c’è un sistema di servizi, ospitalità e agri-ristorazione che può contare su 493.319 posti a tavola e 285.027 posti letto e che prima della pandemia valeva un fatturato di 1,5 miliardi di euro grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero.

Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Eppure, in zona arancione ed in zona rossa, saranno ugualmente chiusi. Per carità, la salute prima di tutto, ma quanti avranno ancora la forza di riaprire, quanti anni, decenni di investimenti verranno vanificati, quanti progetti, speranze, posti di lavoro, verranno mandati in fumo? E’ possibile che non ci possa essere una mezza misura? Vale per ognuno di noi, per le imprese, per il legislatore. O tutto o niente? O movida o tombati in casa? Forse dovremmo veramente trovare tutti un punto di caduta diverso e individuare il modo per rinunciare al meno possibile, senza rinunciare alla salute, nostra e degli altri.

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